“Serve dare immediatamente il via libera all’obbligo dell’etichettatura d’origine sui derivati della carne suina per garantire la trasparenza e la rintracciabilità di fronte agli allarmi sanitari che si moltiplicano con la globalizzazione degli scambi”. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamente il maxi sequestro della guardia di Finanza di Padova con la collaborazione dell’Asl di 10 tonnellate di carni suine provenienti dalla Cina, attraverso il porto di Rotterdam, potenzialmente pericoloso per la diffusione della peste suina. “Sotto accusa c’è il sistema di controllo dell’Unione europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale pericoloso ai confini olandesi ma anche i ritardi a livello nazionale causati da una burocrazia che non comprende l’urgenza di tracciare gli alimenti che arrivano ai consumatori in una situazione in cui l’Italia importa ogni anno dall’estero circa 1 miliardo di chili di carni suine fresche e congelate”, ha affermato il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel sollecitare l’entrata in vigore del decreto che introduce l’indicazione della provenienza per le carni suine trasformate dopo l’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni”. Il provvedimento prevede – spiega Coldiretti – che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del Paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del Paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del Paese in cui sono stati macellati gli animali). Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso Paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del Paese)”. La dicitura “100% italiano” è utilizzabile solo quando ricorrano le condizioni del presente comma e la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia. “La peste suina – ricorda Coldiretti – è una malattia virale contagiosa che colpisce suini e cinghiali. Questo virus può essere trasmesso facilmente da un animale all’altro attraverso stretti contatti tra individui, o con attrezzature contaminate (camion e mezzi con cui vengono trasportati gli animali, stivali, ecc.) o attraverso resti di cibo che trasportano il virus e abbandonati dall’uomo”. “Considerata dunque la facilità di trasmissione – conclude Coldiretti – il rischio che il contagio possa essere esteso agli allevamenti italiani rappresenterebbe un gravissimo danno”.