(da Lourdes) “La buona comunicazione non può aver paura di essere piantata nella realtà, non può e non deve vendere sogni a buon mercato. Quando la comunicazione diventa una chiacchiera, un pettegolezzo, un brusio, ‘non favorisce più lo sviluppo della capacità di vivere con sapienza’”. Lo ha detto Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, aprendo stasera a Lourdes la 24ª edizione delle Giornate internazionali di San Francesco di Sales, dedicate alla comunicazione. “Serve la capacità di guardare le persone negli occhi, di scegliere la prossimità come criterio per comprendere, sorprendersi e sorprendere, per agire, scegliere e ragionare – ha aggiunto -. Papa Francesco sin dall’inizio del suo pontificato ha sempre associato la comunicazione alla prossimità, alla vicinanza e alla cultura dell’incontro”. Evidenziando che, “nell’era della reti sociali, a ciascuno di noi è chiesto un sovrappiù di prossimità e di incontro”, Ruffini ha incoraggiato a “raccontare bellezze inaspettate”, ciò che “si può fare ‘nonostante tutto’”, a “vedere le persone con un’altra prospettiva”. “La comunicazione si fonda sulla fiducia e non sul calcolo. La comunicazione cristiana deve passare dal racconto delle storie delle persone. Comunicare significa incontrare l’altro e condividere le proprie storie”. All’iniziativa partecipano circa 250 giornalisti giunti a Lourdes, in rappresentanza di più di una ventina di Paesi. “Il tema ‘Media e prossimità’ ribadisce la dimensione essenziale del nostro mestiere – ha aggiunto Jean Marie Montel, presidente della Federazione dei media cattolici, che organizza l’iniziativa con il Dicastero vaticano -, la vicinanza con il pubblico, l’esigenza di riconsiderare sempre il nostro impegno editoriale. L’apertura verso la dimensione internazionale significa anche essere cattolici”.