“La terra sta piangendo e anche i poveri stanno piangendo”. È questa la preoccupazione che spinge i leader religiosi ad essere presenti anche a Davos per parlare al cuore della grande finanza ed economia mondiale e suscitare una “consapevolezza globale per il cambiamento”. Lo ha detto il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, intervenendo questo pomeriggio a una conferenza stampa nell’ambito del Forum economico mondiale, a cui hanno preso la parola anche il patriarca ecumenico Bartolomeo I e il rabbino capo di Mosca, Pinchas Goldschmidt. “Quando in famiglia un bambino piange, i suoi genitori gli danno attenzione e cercano di farlo smettere – ha spiegato il cardinale che, rispondendo ad una domanda dei giornalisti, ha citato l’enciclica Laudato Si’ -. Se, come dice il Papa, la terra e i poveri piangono, significa che c’è un’emergenza da qualche parte che va ascoltata. Dobbiamo tutti cercare di fermare questo pianto. Questa è la situazione in cui stiamo vivendo. Siamo qui come ospiti del Forum economico mondiale, perché vogliamo generare una consapevolezza globale per un cambiamento”. “Facciamo in modo – ha quindi proseguito il porporato – che non siano le nuove tecnologie a determinare ciò che siamo chiamati a diventare. Vorremmo piuttosto che le tecnologie siano spese per il bene comune, il bene dell’umanità, della terra e dei suoi abitanti”. “Non c’è un secondo pianeta in cui vivere”, ha ammonito il prefetto. Al termine della conferenza stampa, Turkson ha chiesto al mondo politico e ai governi di riconoscere “il ruolo centrale delle religioni e delle fedi”, denunciando la pratica, diffusa soprattutto nei Paesi secolarizzati, di “relegare le religioni nella sfera privata, negando la loro influenza nella vita delle persone”.