“In Bolivia l’ex presidente Evo Morales è stato vittima di un cedimento istituzionale, una forma edulcorata per indicare una specie ‘sui generis’ di colpo di stato. Ma tutto ciò è avvenuto per la sua smisurata sete di potere personale, provocando per primo la crisi istituzionale, nel non rispettare il risultato del referendum contro la sua rielezione e nell’operare brogli, come pare possibile, nelle recenti elezioni”. Lo sostiene Guzmán Carriquiry Lecour, che negli ultimi anni è stato segretario incaricato della vicepresidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal), in un lungo e ponderato articolo, intitolato “Cos’è quello che sta succedendo in America Latina?”, destinato a essere pubblicato, in spagnolo, sul sito della Cal, i cui contenuti sono anticipati al Sir attraverso un’intervista. Secondo Carriquiry, Morales “avrebbe invece potuto lasciare la presidenza al termine del suo mandato con ottimi risultati economici e sociali e, semmai, riproporsi in futuro. Ora la Bolivia entra in una fase di forte instabilità istituzionale e contrasti sociali”.
Nell’articolo Carriquiry prende anche in esame la situazione di vari Paesi latinoamericani, tra cui il Cile, il Messico, l’Argentina e il Brasile. Per quanto riguarda il Cile, “impressiona questa volontà di creare una strategia di inaudita violenza permanente. È anche molto probabile che nei gruppi violenti si inserisca anche la rete capillare del narcotraffico, che è diventato la multinazionale più redditizia dell’America Latina”.
In Messico, “López Obrador ha ereditato una situazione impossibile, in preda alla criminalità, schiacciato tra il ‘muro’ degli Usa e il vulcano migratorio dell’America centrale. Scrissi che aveva però la possibilità di guidare un grande movimento nazionale e popolare di rigenerazione e ricostruzione del Paese. Una sfida ancora aperta, anche se al momento si sono viste politiche demagogiche e confuse. Bisogna tenere aperta la speranza anche sull’Argentina di Fernández, il quale giustamente ha immediatamente affrontato l’emergenza sociale, sanitaria e lavorativa”. Per quanto riguarda il Brasile, “la presidenza di Bolsonaro appare avventurosa e incerta, con raptus di volgarità e aggressività minacciose che non appartengono alla politica di un grande Paese. Il suo consenso, però, si è molto ridotto. Quello che succederà in Brasile nei prossimi anni avrà importanti ripercussioni in tutta l’America Latina”.