Guatemala: carovana di migranti partita da Honduras. Padre Carbajal (Mobilità umana), “temiamo ci sia una strategia che usa i disperati per alimentare la campagna di Trump”

Quali sono le cause della nuova ondata migratoria che, attraverso la partenza di carovane dall’Honduras, punta ad arrivare negli Usa? Padre Juan Luis Carbajal, responsabile della pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale guatemalteca, intervistato dal Sir, condivide quello che inizia a essere qualcosa di più di un sospetto: “Come mai improvvisamente, ed è già accaduto l’altra volta, qualcuno si sveglia e inizia a convocare coloro che vogliono partire e sono disperati? Noi qui in Guatemala cominciamo a pensare che la cosa sia voluta e faccia parte di un gioco più grande, che sfrutta queste persone per lanciare un allarme generalizzato da offrire in pasto all’opinione pubblica, soprattutto negli Usa, per far crescere la paura dei migranti. In tal modo, è più facile costruire il muro, e fare campagna elettorale. Ecco, non vorremmo che si usassero questi disperati per favorire la campagna elettorale di Trump, per alimentare la campagna anti-migranti”.
Prosegue padre Carbajal: “Attualmente siamo in contatto continuo con il servizio alla Mobilità umana delle Chiese del Messico e dell’Honduras. Oggi è prioritario aiutare l’Honduras, l’unico modo per evitare questo flusso di persone è migliorare la situazione negli Stati d’origine e in particolare proprio in Honduras, dove le condizioni di vita per la povertà, la violenza, le minacce ai diritti umani e ai loro difensori, sono insostenibili”.
In una situazione che vede il Guatemala al collasso nella difficile accoglienza, stretto appunto tra Honduras e Messico, appare perfino surreale parlare dello Stato centroamericano come “tercer País seguro”, secondo quanto accordato fra il presidente americano Trump e l’ex presidente guatemalteco Morales: “L’accordo è stato fatto alla fine del mandato di Morales, che non è stato corretto nella sua successione. Il nuovo presidente, Alejandro Giammattei, si è detto contrario all’accordo, il quale prevede che i richiedenti asilo negli Usa di altri Paesi possano attendere la risposta proprio in Guatemala. Già alcuni honduregni sono stati portati qui per questo motivo, ma speriamo si possa fare qualcosa per evitare l’effettività di questo accordo”.

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