Consiglio d’Europa: rapporto su carceri in Italia. “Agenti non siano sorveglianti del mazzo di chiavi”. I casi di Biella, Saluzzo e Milano Opera

(Strasburgo) Docce fatiscenti e insalubri, “struttura spartana ed austera dei cortili di passeggio”, in alcuni casi qualità scadente del cibo. Nel dettagliato rapporto sulle carceri italiane del Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura (Cpt), figurano varie segnalazioni e richieste di intervento alle autorità italiane. In materia di regime penitenziario, “malgrado le disposizioni generose relative ai periodi giornalieri di permanenza fuori dalle celle previste dal sistema penitenziario italiano”, il Cpt ha constatato che “il personale penitenziario continua a fraintendere il concetto di sorveglianza dinamica, che richiede lo sviluppo di relazioni costruttive tra gli agenti di custodia e i detenuti, ponendo in risalto la nuova concezione del ruolo degli agenti penitenziari, che non devono limitarsi a svolgere una funzione di ‘sorveglianti del mazzo di chiavi’, come invece avviene tuttora”. In particolare, presso il carcere di Biella, il Cpt ha incontrato 28 internati soggetti a misure di sicurezza imposte dal tribunale, “alloggiati in condizioni materiali pessime e sottoposti a un regime con programmi di attività estremamente limitati”.
Su richiesta del Cpt, questo gruppo di persone trattenute è stato trasferito in un altro istituto. Per quel che riguarda i detenuti appartenenti al circuito di alta sicurezza presso le case di reclusione di Saluzzo e Milano Opera, il Cpt ha rilevato “alcune carenze di natura strutturale nelle celle (ad esempio, scarsa luce naturale, ventilazione inadeguata e assenza di acqua calda), notando che tale circuito penitenziario differisce leggermente da quello imposto al resto della popolazione carceraria, poiché prevede restrizioni dei programmi di attività all’interno del carcere e limitazioni nelle possibilità lavorative, nelle visite e nei colloqui telefonici”. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria nelle carceri, che è di competenza delle autorità sanitarie regionali e locali (Asl), “sono state nuovamente evidenziate le persistenti disparità regionali relative alle condizioni delle strutture sanitarie e al numero del personale medico e infermieristico che vi lavora”. La documentazione è disponibile sul sito web del Consiglio d’Europa.

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