Nel piano di distribuzione delle risorse nazionali, i fondi devono essere ripartiti in modo che i bambini del 20% delle famiglie più povere beneficino almeno del 20% dei fondi per l’istruzione. I fondi pubblici devono dare priorità ai primi anni di istruzione – dove i bambini delle famiglie più povere sono maggiormente rappresentati – e aumentare gradualmente la distribuzione (dei fondi) agli anni successivi, quando la copertura per i primi anni di istruzione si è avvicinata a livello universale. Sono alcune delle linee guida suggerite dall’Unicef ai governi del mondo per contrastare il fenomeno dell’esclusione dai percorsi scolastici, di cui sono vittime soprattutto le bambine. Quasi 1 ragazza adolescente su 3 nelle famiglie più povere al mondo, infatti, non è mai andata a scuola, denuncia il nuovo studio Unicef “Addressing the learning crisis: an urgent need to better finance education for the poorest children”, realizzato su 42 Paesi con dati disponibili, fra cui l’Italia. L’Unicef chiede inoltre ai governi di “garantire almeno 1 anno di istruzione prescolastica universale ad ogni bambino” perché l’istruzione prescolastica “è il fondamento su cui poggia la formazione scolastica. I bambini che hanno completato l’istruzione prescolare apprendono meglio, hanno più probabilità di andare a scuola e contribuire meglio alle economie dei loro Paesi e società da adulti”. È necessario “destinare almeno il 10% dei budget nazionali per l’istruzione aiuterà a raggiungere l’accesso universale all’istruzione di qualità”, conclude l’agenzia Onu per l’infanzia, che in Italia porta avanti il progetto per il contrasto alla povertà educativa minorile “Lost in Education” rivolto a 4.500 ragazzi e ragazze.