In Italia mancano 50mila infermieri ma “da 10 anni il sistema sanitario pubblico assume con il contagocce a causa dei tetti di spesa per poi ricorrere, paradossalmente, a cooperative, società interinali, contratti libero professionali, contratti precari”. Lo dice in un’intervista al Sir Barbara Mangiacavalli, presidente della Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – circa 450mila iscritti) che sta lavorando con i ministeri dell’Università e della Salute e con le regioni “perché si arrivi al graduale incremento degli infermieri messi in formazione”. “Avremmo bisogno mediamente di circa 20mila infermieri l’anno – afferma –, mentre i posti messi a bando per le lauree triennali oscillano tra i 14 e i 16mila”. L’Anno internazionale dell’infermiere proclamato dall’Oms, auspica la presidente della Federazione, “costituisca un’importante opportunità per sensibilizzare le istituzioni” rendendole più disponibili ad “ascoltare e valutare le istanze che provengono dalla nostra professione, orientate a sviluppare un sistema socio-sanitario equo e appropriato per tutti i cittadini”. Questi i verbi che sintetizzano identikit e mission dell’infermiere: “esserci; essere vicino al paziente in maniera competente e professionale; individuare i suoi bisogni, visibili e non manifesti; programmare una pianificazione assistenziale e una risposta scientifica, appropriata e competente a questi bisogni; strutturare reti relazionali; collaborare in équipe multiprofessionali”. Dalla neonata Consulta delle professioni sanitarie e sociosanitarie che si è insediata il 16 gennaio, Mangiacavalli si aspetta che tutte le figure professionali “abbiano stessa dignità e stesso rilievo nella programmazione/realizzazione di percorsi di assistenza virtuosi, necessari alla crescita e allo sviluppo reale del nostro Ssn”. Dalla prima riunione della Consulta, racconta, è emersa “’importanza di definire con chiarezza il ruolo degli ordini dopo la legge 3/2018 e di lavorare su tre tracce fondamentali illustrate dal ministro, utili allo sviluppo del Ssn: rivedere i modelli di programmazione economica, il rapporto ospedale-territorio, e dare impulso alla sanità digitale. Altro tema rilevante su cui le professioni lavoreranno insieme è quello trasversale della formazione in un quadro di reale multidisciplinarietà”.