“Dobbiamo guardare al nostro cuore, alla nostra intelligenza, alle nostre parole per capire se siamo uomini e donne di dialogo e di pace. E guardando dentro di noi, al nostro cuore siamo chiamati a fare un cammino di pace, con diverse tappe che invitano alla nostra conversione e responsabilità”. Lo ha affermato mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, nell’omelia della messa del 1° gennaio, Giornata mondiale della pace. Richiamando più volte il magistero di Papa Francesco, mons. Perego ha indicato tre “tappe” per un cammino di pace. “La prima tappa – ha affermato – si fonda sulla memoria, sulla solidarietà e sulla fraternità. Non si può dimenticare, anche a distanza di anni, cosa hanno significato le guerre del Novecento per l’Europa e il mondo. Non possiamo dimenticare i morti, le distruzioni di armi atomiche, oggi in mano a più Paesi e con più potenza distruttiva. Dimenticare significa non essere responsabili del futuro. Dobbiamo abbandonare questa corsa agli armamenti e iniziare una corsa per costruire solidarietà, in termini economici e sociali, e fraternità, in termini relazionali tra le persone e i popoli”. La seconda tappa “di questo cammino di pace è la ricerca della riconciliazione. La mancanza del perdono alimenta e continua l’odio, la guerra, ma anche porta a dimenticare che siamo tutti figli di Dio, nostro Padre”.
Infine, “la terza tappa di questo cammino di pace riguarda una conversione ecologica. Di questa conversione ecologica il Papa ha parlato soprattutto nell’enciclica Laudato si’, che costituisce una nuova proposta nella Dottrina sociale della Chiesa”. Perego ha concluso: “All’inizio di un nuovo anno chiediamo a Maria, madre di Dio, madre del principe della pace e madre di tutti i popoli della terra, di accompagnarci e sostenerci passo dopo passo nelle tappe del cammino di pace, che è cammino di memoria, di solidarietà, di riconciliazione, di fraternità, illuminati dalla virtù della speranza”.