“Quando ci si mette in cammino si va sempre alla ricerca di qualcosa ed è sempre una ricerca di felicità e pienezza della vita, di qualcosa che dia senso alla nostra esistenza. Nella bellezza, che sia quella della natura o quella frutto dell’arte dell’uomo, questo andare diventa più spedito, più capace di arrivare al nostro cuore e di generare esperienza”. È parlando della “Ricerca di senso ed esperienza di strada” che don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale delle vocazioni, ha accompagnato ieri la riflessione di quanti prendono parte al Simposio sul turismo conviviale in corso di svolgimento ad Acireale sul tema “Verso un modello italiano di cammino di fede. Prima sessione – Il senso: ricerca, guarigione e trasfigurazione” e organizzato dall’Ufficio per la Pastorale del tempo libero, turismo e sport.
Nell’intervento di don Gianola, dedicato soprattutto alla prima parola, “ricerca”, delle tre proposte dal simposio, i cammini di fede offerti a camminatori, pellegrini e turisti non differiscono dal “cammino della vita” e dal “cammino vocazionale”, anzi sono accomunati e non solo dalla ricerca che li genera e li guida. “Camminando ci si accorge di non essere mai da soli – ha affermato – perché si è in compagnia di se stessi e della propria storia. Per chi crede, si è in compagnia di Dio. Camminare, allora, è uscire, incontrare ed ascoltare, ed è, come dice il Papa, un mischiarsi che ci permette di fare esperienza. Esperienza che è conoscere la realtà, tanto personale quanto sociale e comunitaria, attraverso il contatto, l’ascolto e l’entrare in relazione. Esperienza, dunque – per il direttore dell’Ufficio Cei per le vocazioni – come un ‘ex-per-ire’: la vocazione non è solo la mia, ma la mia per gli altri. È lo stesso Papa Francesco che ci invita a non chiederci solo ‘chi sono’, ma anche ‘per chi’, ‘al servizio di chi’”.