Il Consiglio boliviano dei laici (Cbl), l’organismo nazionale della Chiesa boliviana che rappresenta i fedeli laici, in una nota diffusa ieri riafferma “l’impegno, l’appoggio e il lavoro per la pace e l’unità” nel Paese, impegnato in una difficile transizione dopo la fine della presidenza di Evo Morales e le prossime elezioni libere presidenziali, previste per il maggio prossimo.
La nota esprime preoccupazione per il “crescente scenario di conflittualità che si manifesta nel nostro Paese a causa di chi esorta a destabilizzare la sana convivenza pacifica tra i vari settori del territorio nazionale”. Il riferimento è all’ex presidente Morales, che dalla confinante Argentina, dove si è spostato da qualche settimana dopo aver trascorso in Messico la parte iniziale del suo “esilio”, ha rilasciato nei giorni scorsi dichiarazioni (poi ritrattate) che lasciano intendere la promozione di una vera e propria guerriglia nel territorio boliviano. Ma è in ogni caso alto il tasso di conflittualità tra già attori della vita politica e coloro che aspirano a partecipare alla contesa elettorale.
Il Cbl, nella nota firmata dal presidente Abel Maldonado, esprime “forte condanna rispetto a chi fa appello a qualsiasi forma di scontro tra boliviani” ed esorta Morales “ad astenersi dal provocare conflitti sociali, con il rischio di rompere l’armonia che si è creata in Bolivia”. Al Governo di transizione, inoltre, si chiede di “caratterizzare le sue azioni per il rispetto delle norme vigenti e di operare sempre nel rispetto dei diritti fondamentali della persona”, cosicché “ogni cittadino sia trattato in modo uguale, senza eccezioni”.