Terremoto Centro Italia: mons. Pompili (Rieti), “i territori lesionati sono un riflesso della fragilità politica dell’Italia”

foto SIR/Marco Calvarese

“La montagna e la città sono strettamente congiunti. Questo romanzo in qualche modo dà corpo a un’idea che non dobbiamo lasciar cadere. E cioè che la montagna vive della città e viceversa. L’acqua di Roma, che è l’unica capitale europea che ha acqua potabile, per il 75% arriva da quei territori colpiti dal sisma. Se per ipotesi non fossero più in sicurezza e l’acqua dovesse essere messa a repentaglio, è facile comprendere cosa significherebbe per Roma”. Lo ha ricordato mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti, ieri pomeriggio, a Roma, durante la presentazione del libro “L’ultima estate. Memorie di un mondo che non c’è più” del giornalista Marcello Filotei, con introduzione di Papa Francesco. Nel volume, pubblicato da Fas Editore, Filotei, colpito negli affetti più cari dal sisma che il 24 agosto 2016 devastò l’Italia centrale e il suo paese d’origine, Pescara del Tronto, raccoglie, in forma di romanzo, le memorie di luoghi e persone che hanno segnato la sua vita.
Mons. Domenico Pompili ha poi fatto notare che “questo legame diventa metafora anche di un’altra correlazione che dovremmo ricostruire”: “Quella tra individuo e società, tra comunità e singolo”. “Da questo punto di vista – ha proseguito – i territori lesionati sono un riflesso della fragilità politica del nostro Paese. L’Italia è un Paese terremotato. Il terremoto delle zone dell’amatriciano e dell’ascolano è una manifestazione di un terremoto che è più radicale e che ha a che fare con una società che non riesce più a ricostruire la scala che va dal singolo alla società. Con la politica esposta a una sorta di incapacità nell’ottenere i propri obiettivi”.
Nel concludere il vescovo di Rieti ha dichiarato: “Credo che questi luoghi avranno un futuro solo se riusciremo a ritrovare questa connessione, la scala che congiunge la città alla montagna”.

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