Dialogo interreligioso: Università Cattolica, convegno a Milano in memoria del card. Tauran sul rapporto tra cristianesimo e Islam

“Le religioni non sono il problema ma fanno parte della soluzione, pertanto siamo ‘condannati’ al dialogo interreligioso”: era una delle frasi ricorrenti del card. Jean-Louis Tauran, a lungo presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. A ricordare la sua opera di “tessitore di ponti del dialogo” sono stati ieri a Milano il suo successore, il card. Miguel Ángel Ayuso Guixot, alla guida del dicastero dallo scorso maggio, e Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa, segretario generale della Muslim World League, nell’ambito del convegno “L’uomo del dialogo. Il cardinale Jean-Louis Tauran”, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Un’occasione per riflettere sul dialogo tra le religioni e sul rapporto tra cristianesimo e Islam ma anche, come ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, per “ricordare un instancabile costruttore di pace come Tauran in un ateneo cattolico, luogo privilegiato di conoscenza e di confronto di opinioni, di idee, di dialogo inteso come apertura e comprensione della storia dell’altro”.
I valori dell’altro e l’amicizia tra i popoli sono stati temi ricorrenti nell’intervento del segretario generale della Muslim World League. “È naturale che ci siano differenze di pensiero politico, culturale e religioso” ma l’amicizia va perseguita: “L’amicizia non praticata è come una statua senz’anima: occorre essere tutti amici anche con i non credenti, vivere la riconciliazione”. Il richiamo è al Documento sulla Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune che il 4 febbraio 2019 il Santo Padre e il Grand Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyebh hanno firmato ad Abu Dhabi. “Papa Francesco è un papa eccezionale: giunto da noi con rispetto, è molto apprezzato e stimato dai musulmani”, ha concluso Karim Al-Issa. Il card. Ayuso Guixot ha richiamato le caratteristiche che per Tauran doveva avere il dialogo interreligioso: “Identità, alterità, e sincerità”. “Non si deve rinunciare alla propria fede o nasconderla”, ma “accettare di considerare che Dio è anche all’opera in tutti, nell’anima di chi lo cerca con sincerità”.

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