Bibbia: card. Ravasi, “inscindibile da Eucaristia nella celebrazione liturgica” e “libro del popolo che deve tornare fra le mani delle persone semplici”

Per la Domenica della Parola di Dio che si celebra per la prima volta il prossimo 26 gennaio, il Papa ha scelto la terza domenica del tempo ordinario, non il tempo di Pasqua o di Natale, perché la Bibbia “deve diventare guida ordinaria e la giornata dedicata non deve rimanere unica e isolata, ma incastonarsi all’interno del tessuto dell’anno liturgico”, spiega in un’intervista al Sir il cardinale presidente del Pontificio Consiglio della cultura Gianfranco Ravasi. Del resto, chiosa, “nella celebrazione liturgica Sacra scrittura ed Eucarestia sono inscindibili”. Emblematico il racconto di Emmaus, da cui il Papa trae il titolo della Lettera apostolica “Aperuit illis”: “prima Gesù cammina con i discepoli spiegando le scritture e facendo loro ardere il cuore; poi spezza il pane, prefigurando così la struttura della celebrazione liturgica”. Ma la Bibbia deve essere patrimonio di tutti. “Oltre a testo costante della liturgia – prosegue Ravasi –, occorre far ritornare la Bibbia come libro fra le mani delle persone semplici, libro quotidiano da far entrare nella piazza e in casa perché è libro del popolo”. In passato, “per chi non sapeva leggere le pareti affrescate delle cattedrali e le immagini sacre costituivano la Biblia pauperum. Ai nostri giorni la pubblicistica biblica è notevole, le note in calce e i commenti aiutano anche i lettori meno ‘attrezzati’ ma occorre fare qualcosa di più a livello ‘laico’”. Per il porporato, “bisognerebbe riuscire a spiegare l’arte e la musica mostrandone il codice sotteso, ma pure a ‘trascrivere’ la Bibbia nei nuovi linguaggi secondo le grammatiche culturali di oggi: cinema, televisione, videoart, ‘inserendola’ anche nella cultura digitale”. Il biblista richiama al riguardo il valore de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini, o la passione di Cristo nell’Andrej Rublëv di Tarkovskij: “anche oggi – assicura – è importante stimolare attraverso l’arte, la cultura, il cinema e i nuovi linguaggi la riflessione sui grandi temi religiosi. Non è semplice: il rischio banalizzazione o spettacolarizzazione è dietro l’angolo, ma occorre avviare una seria riflessione e scommettere di più su questo versante che richiede competenza e coraggio”.

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