(da Ramallah) “La voce della gente in Terra Santa non può essere ignorata”: comincia così il comunicato finale dei vescovi del Coordinamento di Terra Santa (Hlc) diffuso questa mattina al termine del loro pellegrinaggio di solidarietà annuale che li ha portati a Gaza, Gerusalemme Est e Ramallah (11-16 gennaio). Nel comunicato i vescovi, ribadendo la denuncia dell’Assemblea degli Ordinari cattolici (dichiarazione del 20 maggio 2019) della “incapacità della comunità internazionale di contribuire alla promozione della giustizia e della pace in questo luogo dove è nato Cristo” fanno appello ai rispettivi governi affinché “facciano di più per adempiere alle loro responsabilità per far rispettare il diritto internazionale e per proteggere la dignità umana. In alcuni casi – sottolineano i vescovi del Coordinamento – essi si sono resi attivamente complici dei mali del conflitto e dell’occupazione”. Per l’Hlc, “la costruzione di nuovi insediamenti e il muro di separazione stanno distruggendo ogni prospettiva di due Stati che vivono in pace”. Nella dichiarazione finale i vescovi di Nord America (Canada e Usa), Ue e Sud Africa denunciano che “alle nostre sorelle e ai nostri fratelli in Cisgiordania vengono negati anche i diritti fondamentali, tra cui la libertà di movimento. A Gaza le decisioni politiche di tutte le parti coinvolte hanno portato alla creazione di una prigione a cielo aperto, a violazioni dei diritti umani e a una profonda crisi umanitaria”. In questo contesto, si legge nel comunicato finale, “siamo stati toccati dal sacrificio delle religiose, dei laici e dei sacerdoti, impegnati attivamente per cercare di costruire un futuro migliore per tutti, offrendo servizi fondamentali, specialmente istruzione, lavoro e assistenza alle persone più vulnerabili. Li ringraziamo per la loro testimonianza”.