“Quando troppo è troppo”. Usa parole di condanna molto dure mons. Michael Router, vescovo ausiliare di Armagh, al ritrovamento choc di resti umani smembrati appartenenti ad un adolescente lasciati in due luoghi diversi a Dublino. Questo omicidio è stato collegato a una faida violenta a Drogheda che ha già causato due vittime nell’ultimo anno. “Ci sono persone che vivono in mezzo a noi con le mani macchiate di sangue”, dice il vescovo. “E tutti abbiamo la responsabilità di aiutare la polizia ad arrestare non solo gli autori di questo male, ma i capi delle bande che lo hanno orchestrato”. E aggiunge: “Ogni vita umana è sacra e un attacco di questa natura a qualcuno, che è ancora un adolescente, è disgustoso e oltre ogni immaginazione. Uccidere un altro essere umano in questo modo significa ignorare totalmente i principi base della nostra fede cristiana ed è, in effetti, un attacco a Dio a immagine del quale siamo creati. Questa profanazione della vita diminuisce la nostra comune umanità e il livello della nostra civiltà”.
Contro la presenza sempre più violenta di gang in città, si era battuto con forza anche arcivescovo Diarmuid Martin negando tempo fa l’autorizzazione ai membri di queste bande a sfruttare i funerali della Chiesa per glorificare i loro defunti e chiedendo con un appello a chiunque possa fornire informazioni sul “malavitoso mondo sotterraneo” dietro la violenza di avere “il coraggio e la decenza” di farsi avanti. Alla luce del macabro ritrovamento di ieri, il vescovo ausiliare incalza. “Questa sub-cultura riprovevole presente nella nostra società deve essere sconfitta”, dice, invitando tutte le organizzazioni civili e religiosi a continuare la loro lotta “contro il flagello dell’abuso di droghe nel nostro paese” e i politici che si stanno preparando alla campagna elettorale in Eire di fare di questo impegno “una priorità per il prossimo governo”.