“Trovare una soluzione accettabile per la Chiesa ortodossa serba e per i rappresentanti macedoni”: con questa formula, citata in un comunicato del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, si apprende l’impegno del patriarca Bartolomeo di agire come intermediario per la risoluzione della lunga diatriba tra la Chiesa ortodossa serba e quella macedone che anela ad una autonomia ecclesiale da Belgrado. “Il 13 gennaio il primo ministro ad interim della Macedonia del Nord Oliver Spasovski, accompagnato dal suo predecessore Zoran Zaev, si è recato nella sede del Patriarcato ecumenico a Fanar, Istanbul, per discutere sul problema ecclesiale nella Macedonia del Nord” – si legge ancora nel comunicato, una traduzione del quale si può leggere su orthodoxie.com. Dal 1967, anno in cui i metropoliti macedoni decidono unilateralmente di staccarsi dalla Chiesa di Belgrado, la Chiesa ortodossa macedone vive in isolamento e scissione. Per questo la proposta del patriarca ecumenico Bartolomeo è di “invitare al Fanar i rappresentanti della Chiesa serba e quelli di Skopje per intraprendere colloqui comuni”. Inoltre da Costantinopoli ricordano che “durante l’incontro sono stati riviste le fasi precedenti del problema come anche il desiderio della Chiesa macedone di ritornare alla canonicità sotto il nome di Arcidiocesi di Ocrida” (nome sotto cui è esistita una struttura ecclesiale in quelle terre fino al 1767).
Viene citata anche la lettera precedente del 2018 “con la quale la Chiesa macedone e le autorità di Skopje hanno chiesto al Patriarcato di Costantinopoli di avere un riconoscimento per la loro Chiesa”. In questo modo, secondo diversi esperti, dopo la situazione con la Chiesa ortodossa in Ucraina, si scontreranno due visioni su chi può proclamare l’autocefalia (l’indipendenza) di una chiesa ortodossa – il Patriarcato di Costantinopoli come Chiesa madre di tutto il mondo ortodosso, la posizione di Bartolomeo – oppure una decisione presa da tutte le Chiese ortodosse convocate in un Sinodo panortodosso, nella la visione di Mosca.