Papa Francesco: udienza, la Chiesa “pur se perseguitata, fraintesa e incatenata, mai si stanca” di essere “casa aperta a tutti i cuori in ricerca”
La Chiesa, “pur se perseguitata, fraintesa e incatenata, mai si stanca di accogliere con cuore materno ogni uomo e ogni donna per annunciare loro l’amore del Padre che si è reso visibile in Gesù”. Il Papa ha concluso la catechesi di oggi – l’ultima dedicata agli Atti degli Apostoli – con questa immagine, che descrive la Chiesa come una “casa aperta a tutti i cuori in ricerca”. “Luca conclude il libro, mostrandoci non la morte di Paolo ma il dinamismo di una Parola che non è incatenata”, ha spiegato Francesco ai 7mila in Aula Paolo VI, nell’udienza generale del mercoledì. Francesco ha chiesto di “essere evangelizzatori coraggiosi e gioiosi”, capaci “di impregnare le nostre case del Vangelo e renderle cenacoli di fraternità, dove accogliere il Cristo vivo, che viene incontro a noi in ogni uomo e in ogni tempo”. (clicca qui)
Libia: Conte, “nessuno spazio per una soluzione militare, finirebbe per acuire le sofferenze dei libici e l’instabilità della regione”
“La nostra posizione è chiara, coerente. Non vi è alcun spazio per una soluzione militare che finirebbe solo per acuire le sofferenze del popolo libico e l’instabilità dell’intera regione”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, nelle dichiarazioni alla stampa al termine dell’incontro a Palazzo Chigi con il primo ministro del Regno dei Paesi Bassi, Mark Rutte. “L’Italia – ha spiegato il premier – è concentrata da tempo perché questa crisi libica sia indirizzata verso un percorso politico e una soluzione politica”. Una “soluzione che potremo cercare di ottenere già alla Conferenza di Berlino. Premessa indispensabile è che si mantenga il cessate il fuoco, la tregua tra opposte fazioni”. Conte ha auspicato che “si apra un confronto intralibico in grado di consegnare ai libici un futuro di prosperità, di benessere e di autonomia e indipendenza”. “L’Italia – ha assicurato il premier – continuerà in questa intensa azione diplomatica per fare in modo che questa finestra di opportunità diventi concreta ed effettiva. Ci batteremo perché l’Ue possa avere con noi questo ruolo quale migliore garanzia per un futuro indipendente per la Libia”. Per Rutte, il ruolo di “Conte e del governo italiano nella crisi libica è importantissimo. La leadership dell’Italia è importante in questa fase. L’Italia conosce benissimo il Paese e il territorio, i rapporti politici. Complimenti per questa leadership”, per la quale “auguro ogni successo. Vi seguiremo anche a Berlino nella Conferenza. Ci auguriamo di avere un risultato concreto. Non è possibile avere una soluzione a metà in Libia”. (clicca qui)
Conferenza sul futuro dell’Europa: Strasburgo, in Parlamento un passo avanti
(Strasburgo) L’Europarlamento ha votato ogg una risoluzione che definisce obiettivi e “contorni” della Conferenza chiamata a rivedere e rilanciare il processo di integrazione. I prossimi passi spettano a Commissione (il 22 gennaio) e Consiglio (28 gennaio). Tra i nodi da sciogliere lo spazio e il ruolo riservato a cittadini e società civile, quali riforme prevedere, se sia necessario o meno (oltre che rischioso) metter mano ai Trattati. La risoluzione votata a Strasburgo ha ottenuto 494 sì, 147 no e 49 astensioni. Sul testo approvato si è riscontrata una vasta e trasversale convergenza di Popolari, Socialisti e democratici, Liberaldemocratici (Renew), Verdi, Sinistra unitaria. Nel testo vi si segnalano obiettivi e modalità di svolgimento della Conferenza, ponendo – almeno nelle intenzioni – al centro del processo “dal basso” i cittadini europei. Rispetto ai dibattiti alimentati nella commissione Affari costituzionali e nell’apposito gruppo di lavoro costituito in seno al Parlamento europeo lo scorso autunno per preparare la Conferenza, la proposta che emerge ora dall’emiciclo appare meno “coraggiosa” e la partecipazione dei cittadini piuttosto imbrigliata. (clicca qui)
Cristiani perseguitati: “Porte aperte”, “tra il 1° novembre 2018 e il 31 ottobre 2019, salgono a 260 milioni, 1 ogni 8 subisce un alto livello di persecuzione per propria fede”
Cresce la persecuzione anticristiana nel mondo in termini assoluti. Oggi salgono da 245 a 260 milioni i cristiani perseguitati nei Paesi della World Watch List 2020 (Wwl), la lista dei primi 50 Paesi dove più si perseguitano i cristiani al mondo: sostanzialmente 1 cristiano ogni 8 subisce un livello alto di persecuzione a causa della propria fede. A pubblicare oggi i dati della Wwl è stata “Porte aperte – Open Doors” per il periodo che va dal 1° novembre 2018 al 31 ottobre 2019. “Su circa 100 Paesi potenzialmente interessati dal fenomeno monitorati dalla nostra ricerca, 73 hanno mostrato un livello di persecuzione definibile alta, molto alta o estrema. Il numero di cristiani uccisi per ragioni legate alla fede scende da 4.305 dello scorso anno a 2.983 del 2019, con la Nigeria ancora terra di massacri per mano soprattutto degli allevatori islamici Fulani, ben più letali dei terroristi Boko Haram. La Repubblica Centrafricana e, in particolare, lo Sri Lanka, con il terribile attentato di Pasqua 2019, sono rispettivamente il 2° e 3° Paese per numero di uccisioni”. Sono “11 le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema, di fatto le stesse dell’anno scorso”, con Sudan (ora 7°) ed Eritrea (6°) che si scambiano le posizioni. Al primo posto sin dal 2002 troviamo ancora la Corea del Nord. Poi Afghanistan (2°), Somalia (3°), Libia (4°) e Pakistan (5°). (clicca qui)
Messico: vescovi, confermato impegno su migranti, violenza e contro gli abusi nella Chiesa. “Togliere prescrizione”
L’emergenza migratoria, continuata con le cosiddette carovane anche nel 2019, “è stata un’opportunità per rendere effettiva la carità della nostra Chiesa”. Lo scrive la Conferenza episcopale messicana (Cem), nel messaggio per il nuovo anno, diffuso ieri nell’ambito di un incontro con i giornalisti. Il messaggio ricorda la donazione di 500mila dollari da parte del Vaticano: il 92% della donazione è già stato consegnato e 24 progetti sui 32 avviati grazie al contributo sono stati ultimati, mentre gli altri sono in via di concretizzazione. Sugli abusi la Chiesa messicana conferma il proprio impegno per estirpare tale piaga nella Chiesa e offre un rendiconto sull’attuale situazione: negli ultimi 10 anni, sono stati indagati 426 sacerdoti. 173 processi sono ancora in corso, 253 sono stati completati e 217 sacerdoti sono stati dimessi dallo stato clericale. I vescovi si dicono “a favore della revoca della prescrizione del crimine di abuso sessuale”. Prosegue il messaggio: “L’anno 2019 è stato uno dei più violenti che abbiamo vissuto nel nostro Paese, con eventi che hanno profondamente ferito la società, nonché sacerdoti e chiese”. Viene prestata attenzione alle vittime della violenza attraverso 272 strutture, tra i centri per il recupero delle dipendenze, l’assistenza alle donne, il sostegno psicologico, l’attenzione ai detenuti, i centri di ascolto, l’attenzione ai bambini di strada e alle famiglie dei desaparecidos. (clicca qui)
Patriarcato ecumenico: Bartolomeo incontra il premier macedone e si impegna a risolvere la situazione tra Chiesa macedone e Patriarcato serbo
“Trovare una soluzione accettabile per la Chiesa ortodossa serba e per i rappresentanti macedoni”: con questa formula, citata in un comunicato del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, si è avuta notizia dell’impegno del patriarca Bartolomeo di agire come intermediario per la risoluzione della lunga diatriba tra la Chiesa ortodossa serba e quella macedone che anela ad una autonomia ecclesiale da Belgrado. “Il 13 gennaio il primo ministro ad interim della Macedonia del Nord Oliver Spasovski, accompagnato dal suo predecessore Zoran Zaev, si è recato nella sede del Patriarcato ecumenico a Fanar, Istanbul, per discutere sul problema ecclesiale nella Macedonia del Nord” – si legge ancora nel comunicato. Dal 1967, anno in cui i metropoliti macedoni decisero unilateralmente di staccarsi dalla Chiesa di Belgrado, la Chiesa ortodossa macedone vive in isolamento e scissione. Per questo la proposta del patriarca ecumenico Bartolomeo è di “invitare al Fanar i rappresentanti della Chiesa serba e quelli di Skopje per intraprendere colloqui comuni”. Secondo diversi esperti, dopo la situazione con la Chiesa ortodossa in Ucraina, si scontreranno due visioni su chi può proclamare l’autocefalia (l’indipendenza) di una chiesa ortodossa – il Patriarcato di Costantinopoli come Chiesa madre di tutto il mondo ortodosso, la posizione di Bartolomeo – oppure una decisione presa da tutte le Chiese ortodosse convocate in un Sinodo panortodosso, nella la visione di Mosca. (clicca qui)
Spopolamento: vescovi siciliani, “fare fronte comune per spronare enti e amministrazioni, farsi voce di giovani emigranti, sollecitare economia diversa”
“Fare fronte comune nello spronare gli enti e le amministrazioni, nel farsi voce di questa fascia sofferente della popolazione e nell’accompagnare chi può praticare un’economia diversa in Sicilia per rianimare questa terra e rispondere con i fatti all’emorragia di giovani che continuano ad andare via”. È l’auspicio dei vescovi siciliani, espresso a margine della sessione invernale di lavoro che si è conclusa nel pomeriggio di oggi a Palermo. Lo spopolamento che si registra forte nell’Isola è stato affrontato durante la sessione invernale della Conferenza episcopale siciliana (Cesi) su proposta della Commissione presbiterale siciliana: per questo motivo è stato ascoltato anche don Antonio Garau, fondatore del Movimento delle valigie di cartone. “Alcune Chiese locali – si legge nella nota finale dei lavori della Cesi – hanno già condiviso nel loro territorio l’esperienza promossa dal sacerdote palermitano che si è fatto portavoce dei giovani e delle famiglie costrette a far fronte alla necessità di lasciare la propria terra per avere, prima ancora di una speranza e di un futuro, la possibilità stessa di una vita dignitosa”. (clicca qui)