Diocesi: mons. Tisi (Trento), “non raccontare un Dio contraffatto, degli apparati e delle filosofie, ma Gesù di Nazareth”

“Riappropriarsi del silenzio come bisogno umano, necessità per dare qualità al vivere. Mancando il silenzio si diventa estranei a noi stessi”. La provocazione è venuta oggi dall’arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, in occasione della festa di San Romedio, l’eremita di Thaur, amato non solo in Valle di Non ma in tutto il Trentino e pure fuori confine. Il presule ha celebrato oggi la messa nel santuario omonimo, mentre ieri sera si è svolta una fiaccolata notturna di tre chilometri da Sanzeno al santuario, con quasi duemila persone coinvolte in preghiere e riflessioni. “Oggi – ha rilevato l’arcivescovo – abbiamo un bisogno irrefrenabile di riscoprire l’amore ma per fare questo dobbiamo conoscerci. Se non ti conosci, non hai la gioia di essere custodito da qualcun altro”. Di qui, secondo mons. Tisi, che ha citato anche Bonhoeffer, la necessità di recuperare la dimensione del silenzio che “appartiene all’uomo non alla religione. Il silenzio serve per una sana vita umana. Senza silenzio la parola diventa inefficace. Per stare con te stesso hai bisogno del silenzio”.
“Quanto soffro – ha ammesso il presule – vedendo tanti uomini e donne che stanno lasciando le nostre comunità, dicendo baldanzosamente di non avere più nulla a che spartire con Dio e con questa Chiesa. La sofferenza si fa grande, perché in verità lasciano un Dio contraffatto, raccontato male, testimoniato talvolta peggio. Lo lasciano senza averlo conosciuto. Per questo dico con profonda convinzione: prima di lasciare Dio, consultate Gesù Cristo! Non fermatevi al fatto che nelle stanze ecclesiali non si trovi sempre il meglio. Anzi, potreste anche provare orrore. Ma non lasciatevi portare via il nome di Gesù, che è bellezza e vita e permette al tuo cuore di abitare la vita, attraverso la via dell’amare e dell’essere amati”.
“Signore – ha concluso l’arcivescovo –, donaci il silenzio. Ti chiedo per questa Chiesa di essere consapevole della responsabilità di raccontare solo il tuo nome, di raccontare Gesù di Nazareth, non un Dio contraffatto, degli apparati e delle filosofie, ma il Dio che scalda ancora il cuore agli uomini perché è il Dio che ti dà pace, futuro, gioia”.

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