“Ben vengano videosorveglianza e inasprimento delle pene per gli aggressori, ma serve soprattutto un lavoro di educazione, un’azione culturale di recupero dei nostri valori di convivenza civile”. Non ha dubbi il presidente nazionale della Croce Rossa italiana, Francesco Rocca. In un’intervista al Sir sul crescendo di aggressioni a soccorritori ed ambulanze, che definisce “emergenza sociale”, Rocca invita a non limitarsi a potenziare le misure di sicurezza, ma ad interrogarsi “sul perché di questo crescendo di violenza che non riguarda solo ambulanze, pronto soccorso e guardie mediche, ma colpisce l’intera società. È come se saltassero i punti di riferimento che costituiscono la base del tessuto sociale”. Il presidente di Croce Rossa denuncia l’aggressività e la violenza diffuse ad ogni livello della società e osserva: “L’imbarbarimento del linguaggio cui assistiamo non può non avere conseguenze. Occorre una riflessione sulla responsabilità – a partire da chi ricopre ruoli istituzionali – di impiegare un linguaggio appropriato perché l’attuale può portare chi ha meno strumenti critici a tradurlo in azioni violente. Per questo insisto sulla necessità di recuperare un modo di stare insieme, di fare comunità che si sta smarrendo”. Per evitare di smarrire del tutto “il sapere del vivere civile” serve una profonda azione educativa a “partire dalla scuola dell’obbligo”. La Cri ha già avviato in diversi istituti alcuni incontri di formazione alle manovre salvavita tenuti da istruttori molto giovani “per agganciare i ragazzi”; in altri ambiti organizza incontri su diritto internazionale umanitario, conflitti armati, rispetto e protezione della vita umana. Per il presidente, è importante fare rete con parrocchie, associazioni, realtà del terzo settore, centri sociali. In via di definizione una giornata nazionale “in cui scendere nelle piazze delle città con i nostri comitati locali per incontrare la gente e farci conoscere”.