Francia: si apre oggi a Lione processo contro Bernard Preynat

(Foto AFP/SIR)

Si apre oggi a Lione il processo contro Bernard Preynat, l’ex cappellano degli scout accusato di aggressioni sessuali negli anni ’80 e ’90. Un processo a lungo atteso in Francia, dopo quello del cardinale Barbarin, finito anche lui nell’inchiesta. L’avvocato di Preynat ha confermato che oggi il suo assistito sarà presente dinanzi Tribunale penale di Lione. La Francia potrà quindi finalmente dare un volto e una voce ad un uomo che per le enormi proporzioni umane e mediatiche che ha avuto il caso, rappresenta il simbolo della piaga degli abusi sessuali nella Chiesa di Francia e della loro cattiva gestione per decenni. Il processo dovrebbe aiutare a fare luce su come sia stato possibile che l’ex cappellano scout abbia potuto abusare di decine di bambini impunemente per decenni. In un’intervista al quotidiano La Croix, Pierre-Emmanuel Germain-Thill, una delle vittime per le quali i fatti non sono ancora prescritti, esprime la speranza che durante il processo “tutto possa svolgersi correttamente, che le vittime possano esprimersi, e che i fatti che Bernard Preynat ha riconosciuto durante i confronti con le vittime siano verificati e di nuovo riconosciuti pubblicamente”. A quattro anni dalle prime rivelazioni delle vittime nei media, il caso Preunat ha portato alla creazione di un’associazione “La parole libérée”, che ha dato voce a decine di vittime – 35 identificate da informazioni giudiziarie, cento secondo l’associazione – fino al processo contro il cardinale Barbarin per mancata denuncia.

Per le vittime, lo svolgimento di questo processo è importante, perché anche se l’imputato è stato riconosciuto colpevole e sanzionato dalla giustizia ecclesiastica (è stato ridotto allo stato clericale nel luglio 2019) rimane ancora da capire perché quest’uomo, nonostante le varie denunce e il fatto che lui stesso non ha mai negato le sue tendenze pedofili, abbia potuto per anni rimanere in carica e a contatto con i bambini. Per questi motivi, nell’inchiesta è finito anche il cardinale Philippe Barbarin che il 7 marzo 2019 è stato condannato a sei mesi di reclusione con la condizionale per non avere denunciato il caso. Il cardinale, sostenuto dai suoi avvocati, ha poi presentato un ricorso . “Non ho mai, ripeto mai, cercato di nascondere nulla, tanto meno questi fatti orribili”, si è sempre difeso Barbarin. Si conoscerà la decisione della Corte d’appello al suo riguardo il 30 gennaio. Subito dopo la sentenza, Barbarin si è recato a roma ed ha presentato a papa Francesco le sue dimissioni. Dimissione che non furono accettate, per “presunzione d’innocenza”. Il Papa gli ha quindi lasciato la libertà di prendere la decisione migliore per la vita della diocesi di Lione e su suo suggerimento il cardinale ha lasciato la guida della diocesi. Il 24 giugno, venne nominato amministratore apostolico mons. Michel Dubost.

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