“Uno straordinario manifesto culturale, religioso e politico sulla contemporaneità”. Così l’architetto Stefano Boeri, intervenuto stasera, nella basilica di San Giovanni in Laterano, al terzo incontro di “Insieme per la nostra Casa Comune”, promosso dalla diocesi di Roma, ha considerato l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. “L’inizio dell’urbanizzazione e dell’industrializzazione è stato all’origine del cambiamento climatico – ha spiegato lo studioso -. L’esplosione urbana e il cambiamento climatico sono andati di pari passo. Ma la crescita delle popolazioni delle metropoli è legata alla crescita delle disuguaglianze. E fenomeni di migrazioni sono legati al cambiamento climatico. Nel 2050 sono previsti 250 milioni di profughi dovuti alla desertificazione”. Soffermandosi sul “mondo che non siamo riusciti a compromettere”, Boeri ha indicato oceani e foreste, “risorse per la biodiversità e per la produzione di energia rinnovabile, oltre che capaci di assorbire il 30% di CO2 prodotto dalle città”. La “grande sfida” per rallentare il “riscaldamento del pianeta”, secondo Boeri, sta in “una ecologia capace di costruire una prospettiva diversa”, che “non si limita a intervenire sul piano tecnologico né in alcune scelte come cambiare le nostre diete, o a innovazioni nel campo della mobilità, ma cerca un nuovo rapporto con la natura”. “La sfida è assorbire l’anidride carbonica attraverso i processi di fotosintesi – ha aggiunto l’architetto -. Solo gli alberi, sofisticata tecnologia costitutiva della natura, sono capaci di assorbire la CO2 prodotta”. Quello auspicato, quindi, è “un nuovo rapporto tra sfera urbana e la natura”. “Occorre pensare a un’architettura che abbia il verde come componente essenziale. Così aumentiamo anche la biodiversità delle specie viventi e miglioriamo la qualità della nostra salute”.