“I servizi delle pubbliche amministrazioni centrali e locali a cittadini e imprese hanno un elevato peso economico rispetto alla qualità delle prestazioni erogate. Il divario Nord-Sud, tranne poche eccezioni, è sempre più accentuato”. È quanto emerge dalla “Relazione 2019 al Parlamento e al Governo sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche amministrazioni centrali e locali a imprese e cittadini” realizzata dal Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel) che verrà presentata mercoledì 15 gennaio.
In Italia, si legge in una nota che sintetizza i contenuti, operano 12.874 istituzioni pubbliche nelle quali prestano servizio quasi 3 milioni e mezzo di lavoratori, compresi i dipendenti pubblici in servizio all’estero (tra cui ambasciate, consolati, istituti di cultura). Il costo maggiore che pesa su cittadini e imprese riguarda i servizi amministrativi (205 euro pro capite, con un aumento del +0,6%), i servizi legati all’istruzione impegnano mediamente 681 euro per ciascun residente sui bilanci degli enti comunali, i servizi del sociale costano 77 euro pro capite (-1%). Il dato più critico è rappresentato è rappresentato dagli asili nido, che – tranne pochi casi virtuosi – sono ancora sottodimensionati rispetto alle reali esigenze delle famiglie e vedono diminuire gli investimenti, rappresentando anche uno dei maggiori ostacoli alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro delle donne.
Il Cnel ha fotografato un quadro complessivo da quale emerge “un’amministrazione ‘in movimento’ soprattutto grazie al graduale diffondersi dei processi di digitalizzazione all’interno dell’amministrazione pubblica che risulta però ancora troppo appesantita, come continuano a segnalare gli indicatori della Banca Mondiale da una eccessiva complessità di regole e di percorsi procedurali che si traducono non solo in meri aspetti di inefficienza della gestione amministrativa ma, soprattutto, in oneri significativi sulla vita delle imprese e dei cittadini”. L’Italia, benché si collochi tra i Paesi più virtuosi nell’ambito sanitario, deve fare i conti con risultati inficiati nel loro valore dal peso delle disparità che si registrano nell’offerta di servizi, nei tempi di attesa e nelle differenze territoriali. Per la propria salute i cittadini spendono mediamente 655 euro all’anno. “L’Italia è il Paese europeo con le più grandi differenze tra Regioni”, rileva il Cnel, aggiungendo che “il nostro Paese non eccelle neanche in termini di innovazione tecnologica”.
La Relazione 2019 verrà presentata il 15 gennaio (ore 10, sala del Parlamentino del Cnel), a Roma, nel corso di un incontro che sarà aperto dal presidente Tiziano Treu e dalla ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone.