“Non credo proprio che il governo britannico voglia interrompere lo schema Erasmus grazie al quale, ogni anno, migliaia di studenti britannici vanno a studiare in oltre 30 Paesi esteri, tra i quali anche alcuni non appartenenti all’Unione europea come la Svizzera”. John Curtice, docente di politica alla University of Strathclyde, a Glasgow, ridimensiona la notizia, diffusa sui media e i social network, secondo la quale la Camera dei Comuni britannica avrebbe detto no alla prosecuzione dello scambio internazionale di studenti. “Quello che è accaduto”, spiega il docente, “è che il governo non ha voluto impegnarsi a garantire, già da adesso, che l’Erasmus continuerà non perché non lo ritiene necessario ma perché vuole mano libera nei negoziati con l’Unione europea. Per questo ha deciso di bocciare l’emendamento ‘New clause 10’, sostenuto dai liberaldemocratici, nella legislazione che mette in atto la Brexit”. Così Boris Johnson “potrà usare l’Erasmus come mezzo di scambio, nei prossimi undici mesi, durante le trattative che porteranno al nuovo accordo che regolerà i rapporti tra Gran Bretagna e Unione europea”. Secondo Curtice non sarà soltanto l’Erasmus a continuare. “Il Regno Unito è anche molto interessato a confermare il programma European Research Funding, grazie al quale diverse Università britanniche ricevono, dall’Unione europea, fondi per la ricerca”.