“Non è più possibile sostenere che i conflitti in Libia o in Siria non ci riguardano. Si tratta di un errore clamoroso e dalle conseguenze potenzialmente catastrofiche”. Non ha usato mezzi termini il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, per spiegare il ruolo cruciale che svolge il Mediterraneo nell’attuale assetto geopoplitico. “Il Mediterraneo rappresenta la culla di una civiltà in cui il cristianesimo è senza dubbio tra i soci fondatori”, ha detto introducendo con la sua prolusione un incontro svoltosi a Campobasso in preparazione all’evento di Bari, in programma dal 19 al 23 febbraio: “Per questo motivo, come Chiese del Mediterraneo abbiamo il dovere morale di impegnarci per promuovere luoghi di incontro e di pace facendoci promotori del dialogo religioso e culturale”. “La gravità delle crisi che attraversano l’area mediterranea rimanda, innanzitutto, a uno squilibrio economico che troppo spesso moltiplica le diseguaglianze e alimenta divisioni e odi sociali”, l’analisi di Bassetti, che ha fatto notare come, dopo i recenti fatti di sangue in Iraq, si è diffusa nell’opinione pubblica “la paura di una nuova guerra mondiale”. “I 500 milioni di persone che popolano il Mediterraneo rappresentano il 17% della popolazione mondiale e producono circa il 10% del Prodotto interno lordo mondiale”, ha ricordato il cardinale, facendo notare però che “le disuguaglianze economiche che esistono tra le due sponde del Mediterraneo sono enormi. Non dobbiamo certo imboccare la strada del rivendicazionismo sociale, ma occorre ricordare quello che ammoniva tanti anni fa Paolo VI: ‘lo sviluppo è il nuovo nome della pace’. Uno sviluppo che però non potrà mai essere armonico ed equo se continuano a sopravvivere visioni particolaristiche ed egoistiche”. La seconda crisi del Mediterraneo, per Bassetti, è dovuta invece ad “un’atavica frammentazione politica e all’assenza di una visione unitaria della regione”: “Una divisione e una lacuna che producono una mancanza di stabilità nella sponda sud del Mediterraneo e di conseguenza anche una mancanza di stabilità nella sponda nord. Un’instabilità che si riverbera in una conflittualità latente ed esplicita e quindi nell’assenza di pace”.