(Strasburgo) “Le religioni hanno dato il loro contribuito” per i “fondamenti e i valori su cui è stata costruita l’architettura europea al servizio della pace”. Questo in sintesi l’assunto della relazione conclusiva del colloquio “Costruire insieme l’Europa”, per celebrare il 50° anniversario dello status di Osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, che si è chiuso ieri alla Facoltà di teologia cattolica dell’Università di Strasburgo. Mark Feix, docente di etica e teologia morale alla Facoltà, nonché coordinatore del colloquio, ha tracciato le tappe storiche dello sviluppo della riflessione su quale contributo sia stato dato, a partire dal Trattato di Londra del 1949 che istituì il Consiglio d’Europa, e in particolare del dibattito su quali siano le radici del continente – cattoliche? cristiane? religiosamente plurali? – per arrivare a mostrare come, accanto a quella cristiana, “l’eredità greco-romana, l’ebraismo e l’islam hanno anche forgiato la coscienza europea”. “Il pluralismo in Europa è e rimarrà un dato di fatto” ha affermato Feix. Ripercorrendo il dibattito attorno al riferimento mancato alle radici cristiane nel Trattato europeo, Feix ha sottolineato le potenzialità dell’articolo 17 sul dialogo tra istituzioni europee e comunità religiose: “Alle Chiese si è dato così il permesso di poter intervenire sull’oggi e non semplicemente un riferimento al passato”. Tanto più che, ha sottolineato Feix, “per il cristiano, non si tratta tanto di far vivere valori cristiani quanto di vivere cristianamente i valori. È una condizione per garantire la libertà di credere o non credere. È anche la ricchezza di condividere con gli altri etica e valori in una vita comune e fraterna”.