Conflitto in Yemen

Commercio di armi: Simoncelli (Archivio Disarmo), “Italia approvi mozione Ue su embargo vendita armi all’Arabia Saudita”

“Ora stiamo premendo perché in Commissione esteri si discuta una mozione del Parlamento europeo che chiede ai governi nazionali di mettere embarghi sulla vendita di armi ai sauditi. Sul finire della scorsa legislatura furono fatte una serie di proposte che poi non passarono. Con il ‘governo del cambiamento’ abbiamo provato a riproporre una presa in carico delle mozioni del Parlamento europeo, approvate già tre volte, ma da due o tre mesi la discussione in Commissione viene rimandata”. È quanto chiede Maurizio Simoncelli, vicepresidente Archivio Disarmo, a proposito del transito, nei porti italiani, di navi che trasportano armi vendute alla coalizione a guida saudita coinvolta nel conflitto in Yemen. A suo avviso si sta aggirando la legge 185/90 che vieta la vendita di armi ai Paesi in guerra: “La legge lo dice chiaramente e, nel caso, il governo dovrebbe sentire il parere delle Camere. Cosa che nessun governo ha mai fatto. Sono state vendute armi tranquillamente”. Inoltre, prosegue l’esperto, “c’è un comma che dice che le norme della legge 185 non si applicano ai Paesi con cui ci sono accordi di cooperazione. Il Parlamento italiano, nel corso degli anni, ha approvato accordi di cooperazione militare che sulla carta sono molto generici, con decine e decine di Paesi, tra i quali l’Arabia Saudita. Quindi da un punto di vista giuridico non c’è una violazione della legge ma un aggiramento della legge”. L’Italia, ricorda, ha anche sottoscritto l’Arm treaty (Att), il trattato internazionale sul commercio delle armi, che dice: “Se un governo presume che le armi possono servire per violare i diritti umani – e sullo Yemen vi è la certezza – si potrebbe sospendere l’invio delle armi. Ma siccome l’Att non prevede sanzioni per chi non lo rispetta siamo al punto di partenza”. Simoncelli ricorda che chiudere i porti alle persone ed aprirli invece al commercio di armi “getta benzina sul fuoco che divampa nelle zone di provenienza dei profughi, che però non vogliamo accogliere. Aiutiamoli a casa loro: certamente il tipo di aiuto che stiamo dando adesso non è quello che li fa rimanere a casa loro”.