Medicina
“La cura che prestate ai malati, così impegnativa e coinvolgente, esige che ci si prenda cura anche di voi”. Nell’ultima parte del discorso rivolto ai membri dell’Associazione cattolica operatori sanitari, ricevuti oggi in udienza, il Papa si è riferito alle condizioni concrete in cui essi operano. “In un ambiente dove il malato diventa un numero, anche voi rischiate di diventarlo e di essere ‘bruciati’ da turni di lavoro troppo duri, dallo stress delle urgenze o dall’impatto emotivo”, la denuncia di Francesco, secondo il quale “è importante che gli operatori sanitari abbiano tutele adeguate nel loro lavoro, ricevano il giusto riconoscimento per i compiti che svolgono e possano fruire degli strumenti adatti per essere sempre motivati e formati”. Di qui la necessità dell’impegno nel campo della formazione, da portare avanti “con determinazione, in un momento nel quale spesso si perdono di vista i valori più basilari del rispetto e della tutela della vita di tutti”. “La formazione che proponete sia non solo confronto, studio e aggiornamento, ma ponga una particolare cura alla spiritualità, in modo che sia riscoperta e apprezzata questa dimensione fondamentale della persona, spesso trascurata nel nostro tempo ma così importante, soprattutto per chi vive la malattia o è vicino a chi soffre”, la raccomandazione del Papa. “Sempre col Vangelo in tasca!”, l’invito a braccio, seguito da un aneddoto che ne fornisce la spiegazione. “Mi ricordo una persona dell’Amazzonia, un analfabeta che non sapeva leggere ma portava sempre il Vangelo in tasca. Era tanto rovinato, lo portava da tanto tempo”, ha raccontato fuori testo Francesco: “Un missionario, una volta, gli ha chiesto: ‘Come mai porti il Vangelo in tasca se non sai leggere?’. ‘È vero, io non so leggere, ma Dio sa parlare'”, la risposta dell’indigeno. “La consapevolezza che in quel libro c’è la Parola di Dio, e ci parla”, il commento sempre a braccio del Papa.