Politica

Elezioni europee: dibattito Spitzenkandidaten. “Difendere l’Ue da egoismi e nazionalismi”. “Il potere del cambiamento sta nel voto”

(Bruxelles) Puntuale nelle proposte concrete su tutti i temi è stato l’olandese socialdemocratico Frans Timmermans, che sul tema della fiscalità ha proposte il 18% come livello minimo di tassazione uguale per tutti; distesa e positiva la liberale Margarethe Vestager che alla domanda della giornalista francese sui paradisi fiscali in Europa scappa la battuta: “paradisi fiscali sono quelli in cui tutti pagano le tasse”. Per lo spagnolo-belga Nico Cué, che traspira verve sindacalista, gli 850 miliardi di euro di frode fiscale sono un furto all’Europa sociale e vanno recuperati; posato l’eurodeputato ceco Jan Zahradil che concede un “divieto europeo sull’evasione” ma lascia agli Stati l’autonomia fiscale. Sempre piena di pathos la verde tedesca Ska Keller invoca “trasparenza” sulla fiscalità e quando si è parlato di politica estera sempre Keller ha chiesto “coerenza”: l’Ue è una forza di pace e di difesa dei diritti umani, ma i nostri Paesi esportano armi nei Paesi in conflitto. Putin e Trump sono i nemici principali dell’Ue per Timmermans: “deboli e divisi non sapremo difendere i nostri valori” (con un altro affondo ai leader europei, Salvini e Orban nello specifico, rispetto al rapporto con la Russia). Cué attacca gli accordi internazionali di libero scambio perché minacciano gli standard sociali e ambientali, e anche Vestager parla di un commercio che “rispetti i valori europei”. Per Zahradil il commercio è il motore dell’economia europea quindi va sostenuto, ma difeso quando emerge il protezionisimo. Weber limiterebbe i danni citati da Cué restringendo gli accordi sui beni industriali, mentre per la politica estera vorrebbe decisioni a maggioranza e non all’unanimità (nuovo riferimento all’Italia e alla Grecia che hanno fatto perdere 4 settimane all’Europa per raggiungere una posizione unita sul Venezuela).
Differenze di vedute anche sulla domanda delle proposte costruttive per rendere l’Europa più democratica: prendere in cura le persone (Cué), parlare con un nuovo linguaggio, più comprensibile e trasparente (Vestager) non rispondere a tutti i problemi con un più di Europa (Zahradil). Poi appello finale: Timmermans dedica il suo minuto a un appassionato invito al voto, a prescindere da tutto: “scegli di non diventare indifferente”; Weber fa un appello a “difendere l’Ue dagli egoismi e dai nazionalismi”; Vestager propone il cambiamento verso “l’equilibrio di genere nella commissione” e dice che “il potere del cambiamento sta nel voto”. Zahradil ripete il suo slogan sull’Europa decentralizzata, Keller apostrofa chi continua a parlare, mentre bisogna “agire per il cambiamento”. Cué, che aveva aperto le dichiarazioni introduttive e quindi ha parlato per ultimo alla fine: “solo la sinistra può cambiare lo stato delle cose”.