Italia multi-religiosa

Islam: presentata oggi a Roma indagine sugli imam “italiani” (Centro studi Confronti). 40enni, sposati, con titolo di laurea e ottima conoscenza della Costituzione italiana

(Foto Siciliani-Gennari/SIR)

40enne, sposato, con un elevato grado di istruzione e conoscenza della lingua e della Costituzione italiana. Non solo guida spirituale ma anche uomo “multi-tasking”, soprattutto mediatore socio-culturale tra la comunità e il nostro Paese. È l’identikit che emerge da un’indagine inedita contenuta nel libro “Il Dio dei migranti. Pluralismo, conflitto, integrazione” che viene presentata questo pomeriggio a Roma dai curatori Paolo Naso, professore nel dipartimento di Storia, culture e religioni della Sapienza, e il direttore del Centro Studi “Confronti”, Claudio Paravati. Saranno presenti anche la vice-ministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione, Emanuela Del Re, Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, e don Giuliano Savina, direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo. La ricerca – che è stata anticipata al Sir – ricorda che i luoghi di culto islamici presenti in Italia oscillano attorno agli 800 e i 1.250. Considerando che ogni imam spesso guida più di una sala di preghiera, si può affermare che siano circa 1.000 gli imam presenti nel nostro Paese. Riguardo l’età, la gran parte degli imam d’Italia intervistati ha una età classificabile nella “maturità”: oltre un terzo, il 38,5%, ha un’età compresa tra 45 e 55 anni; un altro terzo tra 36 e 45 anni, mentre i giovani (con età inferiore ai 35 anni) sono solo il 10,5%. Ben il 41,1% proviene dal Marocco. Seguono la Tunisia (15,7%) e l’Egitto (11,85). Le guide spirituali che hanno nazionalità italiana sono circa il 9,8%. Interessante il dato sulla data di arrivo nel nostro Paese: superano la metà del totale (con il 55,6%) gli imam giunti in Italia intorno agli anni ‘80 e ‘90, un dato che segnala un certo radicamento sul nostro territorio. Si spiega così perché la metà degli intervistati (il 53,1%) ha un’ottima conoscenza della lingua italiana e buona per circa un terzo di essi, il 32,1%. Solo il 4,2% delle guide spirituali non parla italiano, perché di recente ingresso nel Paese, affermando tuttavia di studiare la lingua. La quasi totalità (il 91,6%) è costituita da uomini sposati (il 6,3% è celibe e il 2,1% separato o divorziato). La ricerca evidenzia anche l’elevato grado di istruzione: il 44,3% degli imam intervistati ha conseguito un titolo pari o superiore alla laurea. E oltre un terzo, il 34,4%, ha conseguito un diploma di studi superiore o titolo equiparabile. Coerentemente con questo aspetto, si evidenzia anche che oltre i due terzi degli imam, il 68%, ha una buona conoscenza della Costituzione italiana. L’imam infine svolge un ruolo complesso e “multitasking”. È il profilo dell’ “imam mediatore”, colui cioè che si assume l’onere di rappresentare la comunità dei fedeli presso le istituzioni, amministrare le offerte raccolte, assicurare ai fedeli servizi di assistenza legale, soprattutto volte al rinnovo del permesso di soggiorno, facilitare i processi di integrazione anche attraverso corsi di alfabetizzazione e conoscenza della lingua italiana.