Finanza

Cei: Consiglio permanente, allo studio un documento su criteri oggettivi di selezione degli investimenti

“Alle modalità d’uso del denaro sono legate l’affidabilità della Chiesa e la testimonianza dei valori di fede professati. Di qui l’importanza che sul versante etico ogni investimento finanziario sia fatto in sintonia con i principi evangelici ripresi e approfonditi nei testi del Magistero, dalla Centesimus Annus alla Caritas in veritate alla Laudato si’”. Con questa finalità il Consiglio episcopale permanente, riunito a Roma dall’1 al 3 aprile, si è confrontato su una bozza di documento, che individua criteri oggettivi di selezione degli investimenti, integrando gli standard internazionali legati alle tre dimensioni della finanza sostenibile e responsabile (ambiente, sociale e buon governo societario) con quelli della Dottrina sociale della Chiesa. Entro la prossima Assemblea generale, i vescovi del Consiglio sono chiamati a far giungere alla Segreteria Generale osservazioni e proposte, che serviranno a rielaborare il testo in vista di una sua approvazione nella sessione autunnale.

Inoltre, si legge nel comunicato finale dei lavori, sarà approvato nel corso del Consiglio permanente di maggio un documento, curato dalla Commissione episcopale per il servizio della carità e la salute, sulla fase terminale della vita terrena. I vescovi ne hanno condiviso un indice ragionato, dove emerge una Chiesa – la stessa che incarna la pastorale della salute diffusa sul territorio, attenta a farsi carico delle fragilità –che “non si sottrae a vivere la propria missione, offrendo a tutti una riflessione che affronta alcune situazioni umanamente ed eticamente complesse”. Rispetto a un presunto “diritto” a morire, “si impegna a sostenere quello a una morte degna, come affermazione della cura dell’uomo verso di sé e verso il prossimo. Di qui, in particolare, il richiamo a non disattendere ulteriormente l’applicazione della legge che assicura le cure palliative. Altro aspetto centrale, l’affermazione del rispetto della libertà di coscienza del medico e di tutto il personale sanitario, al fine di garantire a tutti la possibilità di perseguire azioni eticamente buone”.