Messaggio

Pasqua: dal Cenacolo a Gerusalemme il messaggio del Custode Patton

“Che il Risorto doni a ciascuno di noi la grazia e il coraggio di essere uomini e donne di pace e di riconciliazione, qui in Terra Santa ma anche in tutti i luoghi e le situazioni dove il peccato porta violenza e conflitto, incomprensione e divisione”. Dal Cenacolo, sul Monte Sion, a Gerusalemme, nel luogo dell’ultima cena di Gesù, dove viene istituita l’eucaristia e il sacerdozio, arriva il messaggio di Pasqua del Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton. “È in questo luogo – dice in un video diffuso dalla Custodia di Terra Santa – che Gesù appare agli apostoli la sera del giorno di Pasqua. Le porte chiuse non impediscono al Risorto di entrare, e Gesù si manifesta con parole, gesti e segni che sono importanti per quel piccolo gruppo di apostoli impauriti e ancora sotto shock per la sua morte, ma sono importanti anche per noi, a distanza di quasi 2000 anni. Le parole e i gesti sono uniti tra loro e contengono un dono e una missione di pace e di riconciliazione. Gesù dona la pace, lo Spirito Santo, Gesù affida una missione che è soprattutto missione di riconciliazione, di perdono e di pace, per farci rinascere come umanità nuova e riconciliata, ricreata dal dono dello Spirito”. Gesù, continua il Custode, “offre anche un segno, che offrirà di nuovo otto giorni dopo, per aiutare il cammino di fede di Tommaso. E questo segno è la ferita dei chiodi nelle mani e nei piedi e la piaga della lancia nel costato. Gesù è risorto, ha vinto la morte, ma nel suo corpo di risorto porta ancora i segni dei chiodi e della lancia, porta cioè – e continuerà a portare per tutta l’eternità – i segni, le ferite e le piaghe che manifestano fin dove è arrivato il suo amore per noi: fino al dono di sé pieno e totale, fino a morire per noi”. Questi segni, queste ferite, queste piaghe ci ricordano che la risurrezione non cancella la croce dalla storia personale di Gesù, da quella della Chiesa e dalla vita di ognuno di noi, ma la trasfigura, e ce la fa leggere in una luce nuova, quella – appunto – della Pasqua. Che da questo luogo la missione di pace, di perdono e di riconciliazione affidata da Gesù Risorto agli Apostoli, cioè alla Chiesa, riprenda vigore e si diffonda. Che il Risorto – è la conclusione – doni a ciascuno di noi la grazia e il coraggio di essere uomini e donne di pace e di riconciliazione, qui in Terra Santa ma anche in tutti i luoghi e le situazioni dove il peccato porta violenza e conflitto, incomprensione e divisione. Che possiamo fare esperienza, in modo personale, di quella beatitudine, cioè di quella gioia piena e interiore, che Gesù Risorto qui ha proclamato in risposta alla faticosa professione di fede di Tommaso: Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.