Padre Nostro
“E adesso ci farà bene fermarci un po’ e pensare ai bambini affamati”. È la proposta, formulata a braccio, rivolta dal Papa ai 16mila fedeli presenti oggi in piazza San Pietro. “Pensiamo ai bambini che sono in Paesi di guerra”, ha proseguito Francesco fuori testo: “I bambini affamati dello Yemen, i bambini affamati nella Siria, i bambini affamati in tanti Paesi dove non c’è pane. Nel Sud Sudan…. Pensiamo a questi bambini, e pensando a loro diciamo insieme a voce alta la preghiera: ‘Padre, dacci oggi il pane quotidiano’”. “Il pane che il cristiano chiede nella preghiera non è il ‘mio’ pane, è il ‘nostro’ pane”, ha spiegato il Papa a proposito della prima invocazione della seconda parte del Padre Nostro: “Così vuole Gesù. Ci insegna a chiederlo non solo per sé stessi, ma per l’intera fraternità del mondo”. “Se non si prega in questo modo, il Padre nostro cessa di essere una orazione cristiana”, il monito di Francesco: “Se Dio è nostro Padre, come possiamo presentarci a lui senza prenderci per mano, tutti noi? E se il pane che lui ci dà ce lo rubiamo tra di noi, come possiamo dirci suoi figli?”. “Questa preghiera contiene un atteggiamento di empatia, un atteggiamento di solidarietà”, ha fatto notare il Papa: “Nella mia fame sento la fame delle moltitudini, e allora pregherò Dio finché la loro richiesta non sarà esaudita. Così Gesù educa la sua comunità, la sua Chiesa, a portare a Dio le necessità di tutti: ‘Siamo tutti tuoi figli, o Padre, abbi pietà di noi!'”.