Chiese ortodosse
“Le più recenti cosiddette ‘autocefalie’ erano e sono concesse dalla Chiesa di Costantinopoli come la fonte comune di nutrimento degli ortodossi, in particolare per un’organizzazione interna migliore e più regolare degli affari delle Chiese, ma non per variare la santa costituzione della Chiesa, che è derivata dal lungo e sacro sviluppo canonico nei Concili ecumenici, per creare un falso concetto di chiese locali autosufficienti e una divisione dell’unico e indiviso Corpo della Chiesa di Cristo una, santa, cattolica e apostolica”. Lo scrive il patriarca ecumenico Bartolomeo in una lettera indirizzata all’arcivescovo di Albania, rispondendo ad alcune questioni sull’autocefalia della Chiesa ortodossa di Ucraina, appoggiata da Costantinopoli. Nella missiva, datata 20 febbraio e la cui traduzione in italiano è stata diffusa oggi, Bartolomeo si sofferma su alcuni punti fondamentali dell’ecclesiologia ortodossa, sottolinea in particolare la “posizione primaziale di Costantinopoli” e ricorda analoghi precedenti. “La cura premurosa e l’assistenza della Grande Chiesa di Cristo intervengono, a volte spontaneamente quanto per dovere, altre volte su richiesta di coloro che sono interessati e concedendo il proprio contributo efficace, come arbitro e come soluzione delle divergenze che sorgono tra le Sante Chiese di Dio, per risolvere le dispute tra pastori e gregge, per evitare le crescenti difficoltà e facilitare il ritorno degli affari ecclesiastici su un cammino canonico, per rafforzare l’opera quando è carente delle guide spirituali di qualche Chiesa, per sostenere i deboli, vacillanti o fuorviati nella fede ortodossa, per allontanare, ricapitolando, i pericoli morali e materiali di coloro che minacciano la stabilità di quelle santissime Chiese, senza mai ritardare o mancare in alcun luogo”, scrive tra l’altro Bartolomeo precisando che è in errore “chi pensa che questo ministero della Madre Chiesa, essenziale e assolutamente necessario per l’intero corpo della Chiesa ortodossa, sia un risultato dei tempi passati, poiché innegabilmente esso trae la sua origine da tempi molto più antichi”. “Proclamiamo al Fanar ciò che abbiamo ereditato autenticamente riguardo alla ecclesiologia, poiché attingiamo alla sorgente dei nostri Padri e non da interessi personali o da altre motivazioni banali e convenienze politiche”, conclude il patriarca ecumenico.