Conflitti
“Lo scorso anno, ogni giorno, almeno tre bambini innocenti sono stati uccisi. E questo è solo il dato verificato dalle Nazioni Unite, ma riteniamo che il numero sia molto più alto”. Con queste parole Geert Cappelaere, direttore regionale dell’Unicef per Medio Oriente e Nord Africa, descrive il dramma che si sta consumando da anni in Siria. Intervenendo alla Conferenza dei donatori a Bruxelles, Cappelaere ha sottolineato che “dal 2011, quando è iniziato il conflitto, sono nati 5 milioni di bambini siriani, 4 milioni all’interno della Siria e 1 milione nei Paesi limitrofi; 5 milioni di bambini che non hanno conosciuto niente altro che l’impatto di una guerra brutale sui bambini”. Mentre il conflitto entra nel suo nono anno, la crisi in Siria continua ad avere un impatto fortissimo sui bambini, nel Paese, nella regione e oltre, e resta ancora una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Ogni bambino in Siria è stato colpito da violenza, sfollamento, legami familiari recisi e mancanza di accesso a servizi vitali. Oltre l’83% dei siriani vive sotto la soglia di povertà, spingendo i bambini a misure estreme di sopravvivenza, come lavoro minorile, matrimoni precoci e reclutamento nei combattimenti. Tutto ciò ha avuto un fortissimo impatto psicologico sui più piccoli. Unicef ricorda che la crisi siriana rimane soprattutto una crisi per la protezione: le gravi violazioni dei diritti dei bambini (reclutamento, rapimenti, uccisioni e mutilazioni) continuano senza tregua. “Solo nel 2018 – scrive Unicef in un comunicato – sono stati uccisi 1.106 bambini, feriti 748, e 806 sono stati reclutati da gruppi armati; 360.000 bambini vivono in aree difficili da raggiungere e circa 2,6 milioni di bambini rimangono sfollati all’interno del Paese. Inoltre, nei Paesi limitrofi, circa 10.000 bambini rifugiati sono non accompagnati o sono stati separati dalle loro famiglie, molti di questi bambini sono vulnerabili a situazioni di sfruttamento (come il lavoro minorile) a causa della mancanza di documentazione legale”.