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Non “un obbligo da adempiere”, perché altrimenti “la preghiera diventa pesante” e “si cercherà di pregare il più in fretta possibile e la si eviterà adducendo ogni scusa”. Lo scrive il vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo, nell’editoriale per la Quaresima sul settimanale diocesano “Nuova Scintilla”. Continuando a riflettere sulla preghiera, il presule sostiene che non è neppure “un gettone di un distributore automatico”. “Allora la preghiera sarà quasi una formula magica e si finirà per pregare solo quando se ne ha bisogno o per risolvere un problema”. Altro monito di mons. Tessarollo, perché la preghiera non è “un bla bla verso un Dio distratto, lontano e muto”. Altrimenti “la preghiera è ridotta al solo ‘dire le preghiere’ che si sono imparate a memoria, in maniera stanca e ripetitiva”. Ma allora “cosa è la preghiera?”. La citazione è di santa Teresa d’Avila: “La preghiera altro non è che un intimo rapporto di amicizia, un frequente trattenimento da solo a solo con Colui da cui sappiamo di essere amati”. Poi, le parole di Benedetto XVI: “Senza la preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso”. Infine, il vescovo conclude: “La radice della preghiera è dunque l’immergersi nell’amore di Dio per noi, è un cammino che non è mai finito, perché l’amore non finisce mai, è itinerario di maturazione all’amore e nell’amore”.