Informazione
Quali sono le fonti di chi fa informazione religiosa? A questa domanda hanno cercato di rispondere tre vaticanisti al corso di specializzazione rivolto ai giornalisti della Pontificia Università della Santa Croce. “I giornalisti sono una sorta di new entry in Vaticano”, ha ricordato Patricia Thomas, giornalista della Associated press: “La mia impressione è che noi giornalisti abbiamo incoraggiato l’atteggiamento di segretezza che aleggia in Vaticano. Negli anni abbiamo visto casi di mancata trasparenza, forse però le cose stanno cambiando”. “Verificate tutte le informazioni e le fonti, fate sempre attenzione – ha raccomandato -. Il più grande scoop fatto negli ultimi anni è stato quello di Giovanna Chirri dell’Ansa che ha capito il discorso in latino di Papa Benedetto quando annunciò le sue dimissioni facendo quindi molta attenzione”. Gian Guido Vecchi, vaticanista del Corriere della sera, ha citato invece il mito della caverna della Repubblica di Platone. “Il giornalista – ha detto – non può ignorare i social ma deve essere consapevole che sono ombre proiettate sulla parete della caverna. Deve uscire, guardare la realtà e poi rientrare nella caverna per raccontare”. “Non sono le fonti – ha aggiunto – a scegliere il giornalista ma è il giornalista a sceglierle. Il rischio infatti di fare da buca delle lettere è molto alto”. Di peculiarità delle fonti per la televisione ha parlato Stefano Maria Paci di Sky tg24: “Il martirio dei cristiani nel mondo ha oggi poco rilievo anche a causa della carenza di immagini. Chiedo al Vaticano, dal momento che non c’è una organizzazione che abbia la stessa copertura planetaria, di aprire una sezione sul sito dove i cristiani possano mandare immagini e notizie di distruzioni, attentati o atti di violenza. Se ci fossero delle testimonianze, anche registrate con un telefonino, avrebbero un impatto enorme sull’opinione pubblica”.