Società
“Da anni i cattolici sono afoni e ininfluenti sulle vicende che riguardano il Paese. È vero che, in tempi di post cristianità, essi sono minoranza nella società. Ma il loro patrimonio di idee, cultura e valori è ancora grande. E va messo a frutto”. Lo scrive il direttore di Vita pastorale, don Antonio Sciortino, nell’editoriale del numero di marzo, anticipato al Sir. Quello auspicato è un impegno che “miri a coniugare i valori evangelici con i princìpi democratici e costituzionali”, mentre “preoccupa l’accelerazione del degrado politico ed etico, cui assistiamo ogni giorno”. Il direttore di Vita pastorale constata che “a sbriciolarsi sono anche le coscienze” e “il vivere comune, in un clima sempre più rancoroso e incattivito”. “L’ubriacatura da populismo acceca le menti. E genera consensi a politiche estremiste e xenofobe. A contrasto della accoglienza e integrazione degli stranieri in Italia – aggiunge -. Come pure l’ostinata avversione, autolesionistica, all’Europa. Che andrebbe, invece, rilanciata con più giustizia, equità e solidarietà”. In questo scenario, “la Chiesa è, tuttora, tra le poche forze capillari presenti nel Paese”, dalla quale secondo don Sciortino è possibile “trarre energie nuove e una classe dirigente ben formata per rinvigorire una politica esangue, smarrita e confusa, oltre che ‘pericolosa’, quando cerca consensi a ogni costo”. Viene così auspicato il ritorno alle scuole di formazione alla politica, “da qualche anno in ripresa nelle diocesi italiane” da contrapporre al “prevalere dell’improvvisazione al potere, che ignora ideali e cultura”.