Emirati Arabi Uniti

Papa Francesco: udienza, “un viaggio breve ma molto importante”

foto SIR/Marco Calvarese

“Un viaggio breve ma molto importante che, riallacciandosi all’incontro del 2017 ad Al-Azhar, in Egitto, ha scritto una nuova pagina nella storia del dialogo tra Cristianesimo e Islam e nell’impegno di promuovere la pace nel mondo sulla base della fratellanza umana”. Così il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi, ha definito il suo viaggio negli Emirati Arabi Uniti, che si è appena concluso. “Per la prima volta un Papa si è recato nella penisola arabica. E la Provvidenza ha voluto che sia stato un Papa di nome Francesco, 800 anni dopo la visita di san Francesco di Assisi al sultano al-Malik al-Kamil”, ha proseguito il Santo Padre, rivelando ai 7mila fedeli presenti in Aula Paolo VI di aver “pensato spesso a san Francesco durante questo viaggio: mi aiutava a tenere nel cuore il Vangelo, l’amore di Gesù Cristo, mentre vivevo i vari momenti della visita; nel mio cuore c’era il Vangelo di Cristo, la preghiera al Padre per tutti i suoi figli, specialmente per i più poveri, per le vittime delle ingiustizie, delle guerre, della miseria…; la preghiera perché il dialogo tra il Cristianesimo e l’Islam sia fattore decisivo per la pace nel mondo di oggi”. “Quel Paese è cresciuto molto negli ultimi decenni”, l’analisi del Papa: “È diventato un crocevia tra Oriente e Occidente, un’oasi multietnica e multireligiosa, e dunque un luogo adatto per promuovere la cultura dell’incontro”. Di qui la “riconoscenza” al presidente, alle autorità e al vescovo Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del Sud, “che ha preparato e organizzato l’evento per la comunità cattolica”, ma anche “ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici che animano la presenza cristiana in quella terra”. “Ho avuto l’opportunità” d’incontrare il primo sacerdote che si è recato lì, “novantenne”, ha proseguito Francesco a braccio: “È in sedia a rotelle, cieco, ma il sorriso cade dalle sue labbra, il sorriso di aver servito il servitore e di aver fatto tanto bene”. Il “grazie” del Papa si è poi esteso, sempre fuori testo, “ai tanti sacerdoti che sono a servizio di quelle comunità”, dei vari riti, che vengono “dal Libano, dall’India, dalle Filippine e da altri Paesi”.