Seminario di studio Pul

Pace: fra Cesareo, “garantirne le condizioni per prevenire la guerra”

“La Chiesa vive nel tempo, leggendo la realtà alla luce del Vangelo. Per questo le considerazioni della Chiesa sulla guerra non sono solo una questione di Magistero”. Lo ha affermato, oggi pomeriggio, fra Giulio Cesareo, docente alla Pontificia facoltà teologica Seraphicum e direttore editoriale della Lev, intervenendo al seminario di studio “Formare gli operatori di pace”, promosso alla Pontificia Università Lateranense. “I grandi mali dei totalitarismi hanno avuto come contraccolpo la valorizzazione culturale della coscienza individuale e questo ha creato l’humus che ha favorito tensioni nella concezione della guerra, che vive anche la Chiesa”, ha spiegato. Parlando dello sviluppo teologico e magisteriale della guerra, fra Cesareo ha ricordato che “nella ‘Pacem in terris’ Giovanni XXIII parla della guerra come una follia nell’era atomica, ma già durante il Concilio, con la ‘Gaudium et spes’, si fa un passo indietro: si distingue tra Shalom biblico e pax romana e si loda la non violenza, ma nella seconda parte si dice di limitare l’inumanità della guerra, della necessità di moralizzarla. I padri conciliari sembrano tollerare l’obiezione di coscienza. C’è, comunque, la condanna della guerra totale”. Passando da Paolo VI a Giovanni Paolo II, il religioso ha ricordato il viaggio di Giovanni Paolo II a Hiroshima, nel 1981: “La sua visione profetica che la guerra non è inevitabile – ha osservato fra Cesareo – anticipa Papa Francesco”. Il Pontefice polacco si è trovato anche a trattare un argomento nuovo, come quello dell’ingerenza umanitaria, una “difesa prestata a chi non ce l’ha”.
Ultimo tema affrontato la difesa dal terrorismo: “La riflessione teologica si sposta sulla prevenzione della guerra. L’unica vera strada è favorire condizioni di pace”.
Al seminario è intervenuta anche Flavia Marcacci, docente della Pontificia Università Lateranense, che ha parlato, tra l’altro, della “pace come bene per pensare e per essere”. Presenti tra il pubblico mons. Giovanni Ricchiuti, arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi, e il card. Giovanni Battista Re.