Chiese locali

Diocesi: Ravenna, parte da Longastrino la visita pastorale dell’arcivescovo Ghizzoni

“Un’occasione per incontrare il territorio e ripensare al nostro essere Chiesa”. Con queste parole l’arcivescovo di Ravenna-Cervia, Lorenzo Ghizzoni, presenta la visita pastorale che prenderà il via domani sera da Longastrino con l’assemblea pastorale (ore 20.30), e quindi Portomaggiore. Il programma prevede che, in due anni, mons. Ghizzoni farà visita a tutte le comunità parrocchiali della diocesi. La visita, annunciata a luglio in occasione della festa di sant’Apollinare, ha avuto un’anticipazione a novembre quando mons. Ghizzoni si è recato, con alcuni responsabili degli uffici diocesani, a Carabayllo, in Perù, “la parrocchia più lontana della diocesi”, per incontrare don Stefano Morini e i suoi collaboratori nella missione diocesana dedicata a San Guido Maria Conforti. Ora si parte dal vicariato di Portomaggiore e, in particolare, dalle parrocchie di Longastrino, Anita e Filo. E sarà un’occasione per incontrare “le persone – spiega mons. Ghizzoni –: le comunità parrocchiali nei loro operatori più significativi ma anche gli abitanti e il territorio”. In particolare, sono previsti incontri programmati da ogni singola comunità parrocchiale: un’assemblea aperta a tutti (parrocchiani e non) nella quale sarà possibile fare domande e discutere “di tutto ciò che sta a cuore alla gente”, una messa comunitaria e una serie di incontri con i gruppi esistenti nella singola parrocchia. La visita sarà anche l’occasione, per ripensare insieme alla Chiesa del futuro, a partire dall’identità e dai confini delle parrocchie. “La parrocchia – spiega l’arcivescovo – non è solo il luogo dove c’è una Messa, la domenica, ma un centro pastorale con la catechesi, la pastorale giovanile, quella familiare e un’azione caritativa”. Di qui la necessità di ragionare sulla geografia delle parrocchie che, a causa della riduzione nel numero dei sacerdoti, sta già cambiando. “Gli anziani sono attaccatissimi alla loro chiesa, è comprensibile – commenta mons. Ghizzoni –. Ma se non si dà un’esperienza di Chiesa e di parrocchia viva, il rischio è quello di perdere le generazioni successive perché non si riesce a trasmettere il Vangelo alle nuove generazioni”.