Sfruttamento

Caporalato: magistrati di Md incontrano braccianti indiani nel tempio Sikh

I magistrati dell’associazione Magistratura democratica hanno scelto di aprire oggi pomeriggio il loro congresso annuale in un luogo simbolico delle ingiustizie di questo tempo: il tempio Sikh di Borgo Hermada, in provincia di Latina, dove si riuniscono a pregare migliaia di braccianti indiani sfruttati nelle campagne dell’agro pontino. Il tempio è una grande tensostruttura simile alle serre dove lavorano anche 16/18 ore al giorno per 800 euro al mese. Si entra senza scarpe e con copricapi colorati in testa. Centinaia di braccianti indiani sono seduti in terra, nell’aria profumo di curry e altre spezie. “Ringrazio Dio perché ci state vicino – ha detto aprendo l’incontro Gurmuk Singh, presidente della Comunità indiana del Lazio -. I nostri problemi sono tanti: i ragazzi vengono pagati 3/4 euro l’ora, ci sono difficoltà con i permessi di soggiorno, le brutte condizioni degli alloggi. Ringraziamo i carabinieri di Terracina perché quando succede qualcosa intervengono, ma lo sfruttamento ancora esiste e dobbiamo combattere tanto”. Riccardo De Vito, presidente di Magistratura democratica, ha ribadito l’importanza della conoscenza concreta delle realtà su cui i magistrati devono lavorare. “Noi siamo qui per far sì che i diritti e la Costituzione vengano presi sul serio”, ha sottolineato. “Il vero problema in Italia non sono i migranti ma i mafiosi – ha scandito poi don Francesco Fiorillo, del presidio di Libera Sud Pontino -. E il vero corto circuito è la solitudine.  Contro le mafie vince il ‘noi’, la corresponsabilità”. Don Fiorillo ha lanciato un appello forte “ad essere un po’ più coraggiosi”: “Oggi non si può più essere neutri, bisogna decidere da che parte stare ed alzare la voce, perché di prudente silenzio ce n’è già troppo”. Il sacerdote ha anche sconfessato “chi pensa che ci sia un conflitto tra religioni: l’autentica religiosità è mettersi insieme al servizio della giustizia”, come fa Libera mettendosi al fianco degli sfruttati. “Non basta indignarsi – ha ribadito – bisogna impegnarsi”. Il sociologo Marco Omizzolo, che da anni studia e affianca i lavoratori Sikh nella difesa dei diritti ha raccontato episodi di umiliazioni e sfruttamento e annunciato nuove lotte: “Dobbiamo scendere di nuovo in piazza. O ci ribelliamo o siamo complici”.