Bilanciare tutela dei diritti fondamentali e inviolabili degli individui e corsa dell’innovazione. Questa, per Luca Bolognini, presidente dell’Istituto italiano per la privacy e la valorizzazione dei dati (IIP), la grande sfida posta dalla protezione dei dati di fronte al progresso vertiginoso dell’intelligenza artificiale. In un’intervista al Sir l’esperto spiega che il Gdpr (General Data Protection, regolamento europeo sulla privacy applicabile dal 25 maggio 2018 in tutti gli Stati, ndr) “è sicuramente un primo passo che l’Europa fa a livello mondiale ma non è del tutto adeguato”. Alcuni dei principi contenuti, “se interpretati in maniera troppo ferrea o burocratica, rischiano di essere scollegati dalla realtà e di mettere fuori legge qualsiasi Big Data analyticis”. Difficile ma necessario dunque trovare un equilibrio fra “tutela dei diritti fondamentali e inviolabili degli individui e corsa dell’innovazione”. Sì a “paletti giuridici” ma a condizione che non frenino la ricerca “altrimenti l’Europa rimarrà indietro rispetto al resto del mondo”. Bolognini guarda con interesse al rinnovo del Garante per la privacy – tra maggio e giugno – e spiega che “si troverà ad esercitare il suo ruolo nel mondo digitale degli algoritmi, in una cruciale posizione di rilievo meta-costituzionale e sovranazionale perché derivante direttamente dai trattati dell’Unione europea. Pertanto dovrà essere competente in Internet delle cose, intelligenza artificiale, Big data analytics e dovrà conoscere la realtà delle industries che fanno ricerca e innovazione in questi ambiti”. Secco il “no” all’ipotesi di attribuire personalità elettronica ai robot più autonomi: “Trasformare l’oggetto non umano in centro di imputazione giuridica” significherebbe “cedergli una parte di ‘sovranità’ con la conseguenza di rendere l’essere umano ‘soggiogabile’ alla scelta del non umano”. “Nella progettazione di sistemi informatici intelligenti – avverte –, l’ultima parola dovrà sempre spettare all’uomo”.