Crisi

Venezuela: Carriquiri (Pont. Comm. America Latina), “Santa Sede ha memoria lunga”, ancora valide le condizioni di Parolin. Da evitare “bagno di sangue” e “interventi militari stranieri”

“La Santa Sede ha buona memoria e si ricorda perfettamente – come ha detto il Santo Padre nel volo di ritorno da Panama – che il suo intervento nel 2016 per facilitare il dialogo in Venezuela si è scontrato con la resistenza del regime di Maduro e con la realtà di un’opposizione debole e confusa”. Lo scrive il vicepresidente e segretario della Pontificia Commissione per l’America Latina, Guzmán Carriquiri, in un articolo pubblicato, in spagnolo, sul sito della stessa Pontificia Commissione. L’articolo ricorda anche gli insulti dei portavoce di Maduro in risposta alla lettera attraverso la quale il card. Pietro Parolin, segretario di Stato, delineava alcune condizioni per aprire il dialogo. Carriquiri riflette che “non si può non tenere a mente” che la richiesta di mediazione di Maduro potrebbe essere fatta, nel momento di massima debolezza e isolamento, con l’obiettivo di “guadagnare tempo”. E del resto, continua l’articolo, il Papa ha sottolineato che una mediazione dev’essere chiesta da entrambi. E la richiesta di aiuto al Santo Padre fatta da Guaidó non va intesa come “un consenso dell’altra parte alla sollecitata mediazione”, come è stato confermato dalla Sala stampa vaticana. Ancora, le condizioni della Santa Sede per aprire una mediazione non riguardano solo il consenso di entrambe le parti, che comunque non c’è, ma anche, “ragionevolmente, quelle già fissate nella lettera del segretario di Stato: l’apertura di canali umanitari per andare incontro alle necessità delle popolazione e alleviare la sua sofferenza, la convocazione in una data prossima e realistica di elezioni libere e trasparenti, il riconoscimento dell’Assemblea nazionale (controllata dall’opposizione), la liberazione dei prigionieri politici e la fine delle violenze e delle repressioni”. Carriquiry cita anche le dichiarazioni del card. Baltazar Porras, arcivescovo di Mérida e amministratore apostolico di Caracas, convinto che non ci siano le condizioni per la mediazione della Santa Sede, e che tra vescovi venezuelani e Vaticano ci sia un’unità di intenti “piena e totale”, frutto di una “relazione permanente”, ciascuno nel suo ruolo. Da parte del Vaticano, di fronte a una situazione fluida, secondo Carriquiri resta la prioritaria preoccupazione di “evitare un bagno di sangue”. Repressioni violente, ma anche interventi militari stranieri rappresenterebbero “peggiori delle pretese possibili soluzioni”. Si auspica anche “un maggior dialogo”, nel nome dell’aiuto che i venezuelani meritano dai popoli fratelli, tra il “gruppo di Río”, composto dai Paesi che riconoscono Guaidó , e il Gruppo internazionale di contatto, composto tra gli altri da Messico, Costa Rica Uruguay e Bolivia.