Giustizia

Diocesi: Venezia, il 13 febbraio incontro di formazione e presentazione del testo base di pastorale nelle carceri

“Pena, recupero, riparazione. Fatiche degli operatori ed impegno sociale” è il tema dell’incontro di formazione sulla pastorale nelle carceri in programma il 13 febbraio a Zelarino (Venezia). Nel corso dell’evento (Centro pastorale di Zelarino – ore 16) al quale interverrà tra gli altri il patriarca di Venezia Francesco Moraglia, don Raffaele Grimaldi, napoletano e ispettore generale dei cappellani, presenterà il testo base “Per una pastorale della giustizia penale” (edizioni Marcianum Press). Scritto a più mani e curato dall’Ispettorato dei cappellani delle carceri, il testo “vuole offrire a tutti coloro che operano nella pastorale carceraria uno strumento di lavoro per comprendere la necessità ed esercitare ancora di più la vicinanza e l’attenzione materna della Chiesa a tanti uomini e donne ristretti nelle strutture penitenziarie”, scrive nella prefazione mons. Nunzio Galantino – già segretario generale della Cei, oggi presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa) – secondo il quale il documento “è un aiuto per formare operatori che siano sempre di più ‘tessitori di giustizia’, capaci di offrire percorsi di riconciliazione che contribuiscano a rimarginare le ferite. È un sostegno e un incoraggiamento a promuovere la cultura del servizio, dell’incontro e della condivisione”. All’incontro, promosso da Ispettorato generale cappellani delle carceri, Unione giuristi cattolici italiani e Camera penale veneziana, oltre a Moraglia e Grimaldi interverrà il presidente dell’Ordine degli avvocati di Venezia Giuseppe Maria Sacco. A proposito di “giustizia riparativa” don Grimaldi, impegnato per ben 23 anni nel carcere di Secondigliano, spiega: “Significa recuperare la centralità della vittima, ma senza escludere il reo, a cui si offre la possibilità di rialzarsi, capire il suo errore e soprattutto far sì che il suo percorso nuovo possa dare fiducia all’altro. Ma non si tratta di banalizzare il male commesso, che andrà risarcito. Tutti vogliamo il recupero del reo, ma siamo capaci di accogliere?”.