Vita consacrata

Diocesi: Spoleto, tornate le monache benedettine a Norcia. L’arcivescovo Boccardo, “ricominciare da qui”

Sono tornate da ieri, domenica 10 febbraio, a Norcia le monache benedettine, che dal terremoto del 30 ottobre 2016 avevano trovato accoglienza dalle consorelle di Santa Lucia, a Trevi. Le otto claustrali, guidate da madre Caterina Corona, si sono stabilite in un modulo abitativo adattato a monastero e posizionato nel giardino della struttura ex Santa Pace, sempre di proprietà delle religiose. Numerosi i fedeli che hanno partecipato alla celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, nel centro di comunità alla Madonna delle Grazie. A far festa con le monache di Norcia sono giunte altre religiose dell’ordine fondato dal Santo patrono d’Europa: da Trevi, da Castel Ritaldi, da Fabriano, da Pontasserchio, Viboldone. Nell’omelia mons. Boccardo ha sottolineato che “per ciascuno di noi c’è un progetto, una chiamata, quella che definiamo vocazione”. “Per tutti Dio ha un sogno e noi lo dobbiamo scoprire e impegnarci per realizzarlo. Ci sono scelte fondamentali nella vita che si fanno una sola volta e penso al matrimonio, alla vita religiosa e al sacerdozio: scelte, però, che devono essere riscoperte e riconfermate ogni giorno”, ha aggiunto il presule. Che ha incoraggiato a “ricominciare con forza”. “Qui a Norcia, dopo i terremoti del 2016, la gente sperimenta la lentezza burocratica, unita alle tante promesse deluse – ha affermato l’arcivescovo –. C’è la tentazione di dire: ‘andiamo a vivere altrove’. Invece è necessario gettare le reti a Norcia e ricominciare da qui. E il ritorno delle monache benedettine ci dice che è possibile. È un segno bello che ci fa guardare avanti con fiducia. La loro presenza di preghiera, di testimonianza di vita consacrata è una benedizione e una ricchezza per Norcia”. Quindi, l’invito ai nursini a “guardare avanti, prendere il largo, non cedere allo scoraggiamento”. “È possibile ricominciare e ricostruire il tessuto sociale e comunitario sostenendoci gli uni altri”. Al termine della messa, la processione fino al modulo abitativo adattato a monastero, benedetto dall’arcivescovo.