Stato e Chiesa

Diocesi: mons. Delpini (Milano), in politica serve “arte del buon vicinato” e “alleanza delle istituzioni”

Un “linguaggio comune”, fatto di “arte del buon vicinato” e “alleanza delle istituzioni”. A proporlo è stato mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, invitato questa sera a Palazzo Marino per un discorso al Consiglio comunale. L’arte del buon vicinato, ha spiegato il presule partendo dalla concomitanza del 90° anniversario dei Patti Lateranensi, “è un percorso che invita e responsabilizza tutti i cittadini e tutti gli abitanti che convivono nella città e che propone l’atteggiamento della cittadinanza attiva, vigile, intraprendente”. “Non si può decidere con una delibera comunale eppure non si deve neppure lasciare alla buona volontà dei singoli”, ha spiegato Delpini: “Si tratta di una promozione culturale che grazie alla mediazione di molte presenze territoriali diffonde un modo di intendere il vicino, i vicini di casa come potenziali alleati e non come potenziali minacce”. Tra le “presenze territoriali”, l’arcivescovo ha citato “le parrocchie e gli oratori, le scuole e i centri culturali, le associazioni di volontariato e di solidarietà, i centri di ascolto e i consultori familiari, le associazioni dei commercianti, degli inquilini, i presidi sanitari”. L’amministrazione comunale, da parte sua, per Delpini può “fare molto per sostenere le buone pratiche e bonificare i territori esposti al pericolo di diventare incubatori di violenza, risentimento, illegalità”. Quanto al secondo percorso, l’alleanza delle istituzioni, secondo l’arcivescovo “deve essere intesa come uno stile di rapporti, di incontri, di confronto che diventa il contesto favorevole a rispondere alle domande imposte dal presente e dal futuro”. “Che cosa intendiamo per città? Come descriverne il funzionamento, le sue dinamiche interne, le pressioni e i condizionamenti del contesto nazionale, europeo, planetario? Quale città vorremmo costruire? Quali risorse abbiamo per dare un volto desiderabile alla città?”, le domande poste dal presule, per affrontare le quali occorre “non solo competenza ed esperienza, ma anche una visione di prospettiva”. “La prospettiva di Milano deve essere europea e mediterranea, per essere fedele alla sua vocazione”, il monito dell’arcivescovo: “Questi orizzonti irrinunciabili acquistano particolare fascino e sono una particolare responsabilità in questa stagione che prepara le elezioni europee e registra una povertà preoccupante di contenuti”. Senza contare, poi, le domande che sorgono dalla “cronaca spicciola”: “In ogni territorio ci si deve domandare: quali sono le risorse? Quali sono le presenze promettenti? Quali le presenze preoccupanti? Quali i servizi necessari? Quali i luoghi di promozione dell’incontro, del buon vicinato? Quali le problematiche più acute e da affrontare con urgenza?”. “La Chiesa ambrosiana – ha garantito Delpini – può offrire il servizio disinteressato per coniugare sviluppo ed equità, sicurezza e inclusione con la sua presenza capillare in tutta la città e la sua riserva di sapienza e di speranza che le ha consentito di attraversare i secoli e di guardare con fiducia al futuro”.