Salute e igiene

Bangladesh: Maistrelli (Msf), “un milione di visite mediche ai rifugiati Rohingya, resta il rischio epidemie”

(Foto: Medici senza frontiere)

“Un milione di visite mediche ai rifugiati Rohingya. Meno quantificabili, ma altrettanto fondamentali, sono anche la promozione della salute, la prevenzione primaria e la gestione dell’igiene, attività fondamentali che miglioriamo la qualità della vita nei campi in termini di salute pubblica e dignità individuale”. Lo afferma Giulia Maistrelli, ostetrica di Medici senza frontiere (Msf), appena tornata dal Bangladesh dopo una missione di 9 mesi. Maistrelli, così come i colleghi che ancora operano nel distretto di Cox’s Bazar, non nascondono che ancora oggi resta alto il rischio epidemie. “Nei primi mesi dell’emergenza – spiega Jessica Patti, coordinatrice dello staff medico di Msf –, le organizzazioni mediche e il ministero della Salute del Bangladesh hanno affrontato diverse epidemie, segno della bassa copertura vaccinale e del limitato accesso dei rifugiati Rohingya alle vaccinazioni di routine nello Stato di Rakhine, in Myanmar. Da agosto 2017, le équipe di Msf hanno curato 6.547 persone colpite da difterite e 4.885 casi di morbillo. Pur rappresentando solo l’1% del totale delle nostre visite, la risposta immediata alle epidemie è stata fondamentale per fermarne la diffusione. Da allora, abbiamo anche condotto numerose campagne di vaccinazione per difterite, morbillo e colera. Oggi le persone nei campi sono più protette in caso di nuove epidemie e i nostri team continuano a fare vaccinazioni di routine, ma i rischi rimangono”. Sono oltre 700.000 i Rohingya fuggiti dalle violenze in Myanmar che hanno trovato rifugio in Bangladesh, dove si sono uniti ai tanti che avevano già abbandonato il Paese in precedenza. Oggi circa un milione di rifugiati Rohingya vive in campi e insediamenti di fortuna, in condizioni estremamente precarie e senza alcuna certezza per il futuro. Msf è presente nella regione con oltre 2mila operatori, più di mille volontari in 4 ospedali, 5 strutture mediche di base, 8 punti sanitari e un centro di risposta alle epidemie. Oltre al rischio epidemie, è ancora grande la difficoltà di fornire cure materno-infantili.