Inquinamento

Ambiente: Ispra, nelle reti dei pescatori più scarti che pesci. Raccolte in Adriatico 194 tonnellate di rifiuti in 6 anni

Allarmante la situazione dei fondali italiani: nella regione Adriatico-Ionica la media degli scarti rinvenuti supera i 300 rifiuti ogni km2, dei quali l’’86% è plastica, in particolare usa e getta (il 77%). Imballaggi industriali e alimentari, borse/shopper e bottiglie di plastica, comprese le retine per la mitilicoltura (queste ultime particolarmente abbondanti lungo le coste italiane), sono i rifiuti più comuni. L’area costiera a sud del delta del Po (983 rifiuti al km2), quella settentrionale (910 rifiuti al km2) e meridionale (829 rifiuti al km2) di Corfù e le acque di fronte a Dubrovnik (559 rifiuti al km2) sono le località adriatiche –ioniche con la maggiore densità di rifiuti in fondo al mare. L’allarme viene dai risultati delle attività condotte dall’Ispra e dal Sistema per la protezione dell’ambiente Snpa, per monitorare la qualità dei nostri mari.
Fondamentale la collaborazione dei pescatori nel monitoraggio dei fondali marini condotta in Adriatico dal 2013 al 2019: rinvenute, nelle reti di 224 pescherecci coinvolti in due progetti di ricerca europei Defishgear e Mlrepair, 194 tonnellate di rifiuti “incastrati”. Solo nella marineria di Chioggia raccolte 45 tonnellate.
E la situazione non migliora salendo in superfice: le quantità di macroplastiche rinvenute raggiungono una densità media che oscilla all’incirca tra i 2 e i 5 oggetti flottanti per km2, mentre la densità media delle microplastiche, ossia particelle più piccole di 5 mm, è compresa tra 93mila e le 204mila microparticelle per km2.
Non va meglio neanche lungo le spiagge: i litorali nazionali “ospitano” dai 500 ai 1000 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia. D’altra parte, quello dei rifiuti marini è un problema che supera i confini nazionali. Lo dimostrano i risultati ottenuti dall’analisi dei rifiuti ingeriti dalla tartaruga marina Caretta caretta dal progetto europeo Indicit, condotto dal 2017 al 2019. Su 1406 tartarughe analizzate (458 vive e 948 morte), il 63% presentava plastica ingerita e quasi il 58% degli esemplari vivi di Caretta caretta aveva plastica nelle feci. I valori riscontrati in Italia non si discostano da quelli rilevati nell’ Atlantico (70.91%) e nel Mediterraneo (61.95%).