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Sea Watch: ricorso alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) per violazione dei diritti fondamentali

La Sea Watch, insieme al team legale di Mediterranea, ha presentato ricorso alla Corte europea dei diritti umani (Cedu) in merito alle violazioni dei diritti fondamentali delle 47 persone trattenute a bordo dell’imbarcazione a Siracusa, senza che sia consentito lo sbarco. Lo annuncia in un comunicato diffuso via Twitter  il team legale di Mediterranea: “Abbiamo chiesto alla Corte europea dei diritti umani se il governo italiano, impedendo lo sbarco, stia violando i diritti fondamentali delle persone soccorse da Sea-Watch 3”.  Come è noto, precisa Sea Watch, “un’operazione di soccorso in mare si considera conclusa solo con lo sbarco in un porto sicuro, che deve essere garantito nel più breve tempo possibile. Ciò non può essere subordinato a nessuna negoziazione tra Stati in merito a una eventuale redistribuzione delle persone soccorse, o per qualunque altro motivo”. La Libia, precisano, “non è riconosciuta dalle Nazioni Unite e dall’Unione europea come un porto sicuro di sbarco”. La Cedu dovrà valutare quindi “la condotta del governo italiano e delle amministrazioni coinvolte in questa vicenda, nei termini in cui prefigura una gravissima violazione dei diritti fondamentali delle persone soccorse, e in particolare del loro diritto a non subire trattamenti inumani e degradanti (art. 3 della Convenzione). Il team di legali ricorda che impedire alle persone di scendere dalla nave “costituisce una forma di illegittima e informale detenzione di fatto”, violando quanto stabilito dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione europea per i diritti dell’uomo. Tutto ciò è aggravato dal fatto che sull’imbarcazione sono presenti minori e la Capitaneria di porto non permette a nessuno di avvicinarsi per visite o rifornimenti.

https://twitter.com/SeaWatchItaly/status/1090209339766382597